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LA DIFESA DEL PATRIMONIO

Soldi alla cultura,
da Roma
una sfida a Tosi

L’ingresso dell’ex Arsenale, complesso militare austriaco che da anni attende il recupero
L’ingresso dell’ex Arsenale, complesso militare austriaco che da anni attende il recupero
L’ingresso dell’ex Arsenale, complesso militare austriaco che da anni attende il recupero
L’ingresso dell’ex Arsenale, complesso militare austriaco che da anni attende il recupero

Doccia fredda, anzi gelida: Verona non ha un euro del miliardo dato ad altre città e regioni per valorizzare la cultura (L’Arena di ieri). Ma d’altra parte non era stato fatto nulla affinché non fosse così: mai chiesti soldi, a Roma. Ora però il Governo sfida Verona e il sindaco Flavio Tosi.

L’AFFONDO. «Ci sono 170 milioni ancora disponibili sul miliardo finanziato per interventi di restauro e tutela del patrimonio culturale e quindi il Comune, anzitutto per riqualificare l’Arsenale, ma potrebbe essere anche per restaurare e valorizzare le mura magistrali, si dia da fare. Oresenti progetti per puntare a ricevere contributi», dice - sentito il ministero dei Beni culturali - Alessia Rotta, deputata e membro della segreteria nazionale del Pd. Il partito di cui è segretario il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Tosi auspica: «Invito i parlamentari veronesi a cooperare con noi per fare sì che, fra i 170 milioni non ancora assegnati nell’ambito del decreto del Cipe, vi sia uno stanziamento per un intervento importante anche a Verona».

ANCORA A SECCO. La città, il cui centro storico è stato dichiarato dall’Unesco «patrimonio dell’umanità», prova dunque a reagire. Tagliata fuori dal miliardo finanziato dal Cipe nel Fondo Sviluppo e coesione 2014-2020 per il piano strategico «Turismo e Cultura», perché non ha presentato a Roma progetti di restauro di monumenti e di valorizzazione del patrimonio culturale, prova a rientrare dalla finestra.

Il tempo e le occasioni perdute sono molteplici, però. Ciò a fronte dell’immenso patrimonio culturale e monumentale di cui Verona dispone. Tanto di proprietà del Comune come l’Arena, l’Arsenale, il Teatro Romano, ora anche le mura magistrali e numerose fortificazioni, per citare soltanto i casi principali, e in minima parte statale. Fra l’altro - a parte i tre milioni e mezzo ottenuti per restaurare il museo archeologico del Teatro Romano - Verona non ha certo brillato per accalappiare fondi europei.

ALTRI RIDONO. E ora, il miliardo finanziato dal Cipe è andato a 33 grandi interventi su 13 regioni: 645 milioni per la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, poi 185 milioni per realizzare sistemi territoriali turistico-culturali. Gli altri 170 per il completamento di rilevanti opere di interesse nazionale. «Il più grande intervento sul patrimonio culturale della storia repubblicana», ha detto il ministro dei beni culturali, Dario Franceschini.

Fra i numerosi interventi, il Piano prevede 30 milioni per il centro storico di L’Aquila per il restauro delle mura, del duomo e della chiesa di Santa Maria Paganica, dopo il sisma. Poi 40 per la reggia di Caserta, restauri; 50 per riconvertire in chiave turistica il porto di Trieste, e poi tante opere di restauro di zone archeologiche, mura, chiese, palazzi, monumenti, musei. Sia statali che di proprietà dei Comuni.

MAI RICHIESTE. «Sinora dal Comune di Verona a Roma non è arrivata alcuna richiesta di finanziamenti», spiega la deputata Rotta. «Penso all’Arsenale, su cui si pensa a un project financing su cui però non si è deciso nulla», (anche se ieri in Comune c’è stata una riunione per approfondire la proposta di Italiana Costruzioni, che restaurerebbe e gestirebbe il complesso, anche con 12 milioni di intervento, su 44,1 totali). «E in ogni caso se ci sono privati i soldi statali non possono essere destinati. Allora dico: salvaguardando la funzione pubblica, turistica e culturale dell’Arsenale, il che non esclude funzioni come un ristorante o un bar all’interno, il Comune presenti una domanda di finanziamento, per attingere a parte di questi 170 milioni». Per questi ultimi, dunque, si apre la corsa. Tosi, che ha fatto appello ai parlamentari veronesi per fare squadra, ci prova. Anche se pone dei distinguo: «Questo stanziamento di un miliardo del Cipe nella sua quasi totalità è stato destinato a interventi su strutture e monumenti di proprietà dello Stato stesso mentre, a Verona», spiega, «i beni culturali oggetto del decreto sono quasi esclusivamente di proprietà comunale e non statale».

Verona ci prova, allora. Sperando però che il treno dei grandi finanziamenti non sia già passato.

Enrico Giardini

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