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Siccità, è il secondo anno più arido del secolo

L’idrometro di Peschiera: i livelli del lago si sono abbassati per effetto della siccità
L’idrometro di Peschiera: i livelli del lago si sono abbassati per effetto della siccità
L’idrometro di Peschiera: i livelli del lago si sono abbassati per effetto della siccità
L’idrometro di Peschiera: i livelli del lago si sono abbassati per effetto della siccità

Siccità senza tregua. Ma anche temperature molto elevate che per effetto dell’evaporazione aggravano la situazione. Una tregua in verità arriverà oggi grazie a qualche temporale, ma non siamo certamente di fronte ad un episodio importante o risolutivo. Il 2017 si avvia così a divenire il secondo anno più arido degli ultimi cent’anni. «Secondo» perché a dire il vero il 2003 fu leggermente più secco ma con una differenza importante; i due anni precedenti furono notevolmente più piovosi del 2016 e soprattutto, dell’altrettanto siccitoso 2015.

Anche nel veronese la situazione sta diventando critica. I dati aiutano a comprendere meglio cosa sta accadendo: ad oggi su Verona-città sono piovuti circa 270 millimetri, un dato che palesa un deficit pluviometrico vicino al 40%. Ad aggravare il tutto va aggiunto un autunno, quello del 2016, pure piuttosto secco. Non va meglio nel resto della provincia; anzi, quelle di Verona e della Valpolicella sono tutto sommato le zone dove è piovuto di più.

La situazione peggiore è nel sud della provincia, verso il mantovano e il Polesine. Qui la pioggia caduta da gennaio assomma a poco più di 200 millimetri, prefigurando un deficit vicino al 50%. Ad aggravare il dato il fatto che buona parte di queste precipitazioni si siano verificate nel corso di veloci rovesci, poco o per nulla incisivi sui suoli e, soprattutto, sulle falde. La somma delle ore di pioggia effettiva è notevolmente bassa; quando la pioggia cade troppo in fretta non viene infatti assorbita dal terreno come quella che cade in unità di tempo più lunghe.

La situazione più preoccupante è però a sud del Po, in particolare nell’ovest dell’Emilia. Parmense e piacentino stanno vivendo una situazione di siccità estrema, con pesanti danni all’agricoltura. I fiumi appenninico-emiliani, come il Tanaro, il Trebbia, il Taro, la Parma, il Secchia e il Panaro, sono asciutti o ridotti a esili rivoli tra le pietre del greto.

Diversa la situazione dell’Adige, alimentato da acque di fusione glaciale e da grandi sorgenti alpine, regolato nel suo flusso dalle dighe dei laghi di Passo Resia nonché dai molti affluenti della Val Venosta. Situazione simile quella del Garda, il lago grande subalpino attualmente meno colpito dei «colleghi» lombardi dalla penuria di pioggia, anche se nelle ultime settimane il calo del suo livello è stato vistoso. Fino agli inizi di giugno il calo del livello delle acque registrato all’idrometro di Peschiera era stato contenuto. Da allora, però, principalmente per effetto degli apporti da garantire al Mincio per le esigenze agricole del mantovano, la diminuzione è stata considerevole: in circa 50 giorni il lago perso quasi mezzo metro di livello fino a raggiungere i 50 centimetri o poco più sopra lo zero idrometrico di Peschiera, pari al livello più basso degli ultimi dieci anni. E non è finita perché quasi certamente il calo proseguirà anche ad agosto. L’arretramento delle acque è visibile anche ad occhio nudo con l’allungamento delle spiagge.

Alessandro Azzoni

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