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«Sembrano luoghi bombardati
Questa gente non ha più nulla»

Era di 278 ieri sera il bilancio provvisorio dei morti causati dal sisma che ha colpito il Centro Italia
Era di 278 ieri sera il bilancio provvisorio dei morti causati dal sisma che ha colpito il Centro Italia
Era di 278 ieri sera il bilancio provvisorio dei morti causati dal sisma che ha colpito il Centro Italia
Era di 278 ieri sera il bilancio provvisorio dei morti causati dal sisma che ha colpito il Centro Italia

Attraversare a fatica le viuzze disseminate di macerie, perlustrare luoghi che non esistono più, sono solo il susseguirsi di case crollate o sventrate.

I volontari veronesi del Soccorso Alpino e Speleologico, ieri, hanno percorso alcune delle frazioni più isolate attorno ad Amatrice: Pasciano, Aleggia, Forcelle, Collegentilesco, tutti paesini cancellati dal terremoto. Ci sono arrivati con gli elicotteri della Forestale, «perché volare è il modo più agevole per spostarsi nella zona», spiegano, «e anche perché l’ennesima forte scossa ha fatto crollare il ponte che vi conduceva».

«COME IN GUERRA». Ormai è improbabile poter estrarre qualcuno ancora in vita da sotto le rovine: «Tra poco si inizierà con le ruspe», dicono i soccorritori a bassa voce. Ma si tenta fino all’ultima speranza e, intanto, c’è anche da occuparsi dei superstiti, traumatizzati, scioccati, in lutto. «Questi sembrano luoghi bombardati. Vedi anziani disperati, giovani in lacrime. Non è per niente facile avvicinarsi e pronunciare parole di conforto», commenta Cristiano Pastorello della stazione di Verona, al termine della giornata di lavoro. «Ci si azzarda a dire: “Almeno siete ancora vivi”, perché non viene in mente altro. Ma subito dopo si pensa che spesso, nella migliore delle ipotesi, questa gente ha perso la casa e tutto ciò che c’era dentro. Niente, non ha più niente, neanche una maglietta per cambiarsi».

Così, fra i compiti del Soccorso Alpino, c’è stato anche quello di aiutare gli abitanti a recuperare qualche bene di prima necessità dagli edifici implosi oppure pericolosamente in bilico. Oggetti non solo di uso comune, ma anche di valore affettivo. La gente di un paesino, per esempio, ha applaudito quando i nostri soccorritori sono riusciti a portar fuori dalla chiesa mezza crollata l’antica statua della Madonna, intatta.

E si cerca, naturalmente. Si continua a girovagare tra i sassi, in silenzio, quasi in punta di piedi, sempre pronti a captare un piccolo segnale. «Ma qui è diverso che all’Aquila», continuano gli uomini del Soccorso Alpino: «I frammenti dei crolli non sono grossi, ma hanno formato quasi un ghiaino, una sabbia. Per chi è rimasto sepolto, ormai, non ci sono molte possibilità… ».

AVANTI, NONOSTANTE TUTTO. Ancora non si sa quanto i volontari veronesi si fermeranno ad Amatrice: «Riceviamo ordini di ora in ora, a seconda delle esigenze. L’aspetto positivo, che rincuora, è vedere tante persone al lavoro, molta solidarietà. Si continua a fare tutto il possibile».

Alex Barattin, il delegato del Soccorso Alpino per le Dolomiti bellunesi, informa dell’attività svolta nel complesso dalla squadra veneta: I nostri ragazzi sono in parte impegnati in operazioni di ricerca e di supporto ai vigili del fuoco e alla protezione civile, in parte ancora in attesa di ricevere missioni. Purtroppo in zona si sono interrotte alcune arterie di collegamento a causa delle ultime scosse di terremoto, e questo comporta un continuo riassetto dei gruppi e degli incarichi assegnati. Il nostro impegno, comunque, resta nelle frazioni più isolate».

Lorenza Costantino

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