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Scuola e vaccini, tutti con la Lorenzin

La vaccinazione di una bimba in un ambulatorio del distretto sanitario
La vaccinazione di una bimba in un ambulatorio del distretto sanitario
La vaccinazione di una bimba in un ambulatorio del distretto sanitario
La vaccinazione di una bimba in un ambulatorio del distretto sanitario

Vaccini, per i più piccoli niente scuola senza certificato della Ulss. I presidi prendono posizione contro la circolare emanata il 5 luglio dai ministri della Salute Giulia Grillo e dell’Istruzione Marco Bussetti, che ha congelato per un anno l’obbligo delle 10 vaccinazioni per l’iscrizione a scuola (nidi, materne, scuola dell’obbligo e biennio delle superiori) e stabilito l’autocertificazione come unico requisito per la frequenza. «La legge Lorenzin ha più valore giuridico di una circolare» spiega Marco Squarzoni, dirigente dell’Ic 10 Borgo Roma est. Dunque «a meno che l’atto amministrativo del Governo non abbia un peso equipollente o superiore alla precedente norma, per noi non cambia nulla». Per cui i minori da zero a 16 anni all’inizio dell’anno scolastico devono presentare il libretto vaccinale con i 10 sieri obbligatori fatti. Le disposizioni della circolare Grillo pesano soprattutto sui nidi e le scuole dell’infanzia, che stando alla precedente norma non possono ammettere in classe gli alunni non immunizzati. Il Senato ha già votato il decreto Milleproroghe che contiene il rinvio del diktat al 2019/20, ma almeno finché non lo approverà anche la Camera (e la discussione è prevista l’11 settembre), resta valido quanto stabilito dal governo Gentiloni. Pene comprese: per i più piccoli l’esclusione dall’asilo, appunto, più una multa di 500 euro. Per tutti gli altri solo la sanzione. «La norma Lorenzin è l’unica soluzione» taglia corto Squarzoni. «Il Milleproroghe verrà discusso alla vigilia della ripresa scolastica e noi dobbiamo essere pronti prima, anche con gli annunci da mettere sul sito internet. Non possiamo improvvisare». Tanto più che la responsabilità ricade tutta su di loro: in assenza di certificazione, i presidi che accettano a scuola i piccoli non vaccinati saranno fuorilegge. Mentre dagli zero ai 6 anni non si entra in classe senza vaccinazioni, la frequenza della scuola dell’obbligo è garantita. Ma se il decreto Lorenzin stabiliva dei termini chiari – la dichiarazione sostitutiva era prevista per l’anno scolastico 2017/18, in via temporanea, perché c’era un’enorme quantità di vaccini da somministrare, ma da quest’anno è necessaria la certificazione medica – secondo la circolare Grillo «per i già iscritti vale ciò che è stato presentato l’anno scorso e per i nuovi iscritti basta l’autocertificazione dei genitori. Finora non è arrivato nulla di preciso e il primo settembre dobbiamo sapere cosa fare» evidenzia Lidia Marcazzan, dirigente dell’Ic 9 Valdonega. «La circolare Grillo ci semplificherebbe le cose, soprattutto perchè siamo a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico e abbiamo un sacco di burocrazia da sbrigare. Ma capisco la posizione forte dell’Anp: urge chiarezza. La scuola è anche garante dell’incolumità della salute dei bambini». Un no netto, in questo senso, alla possibilità delle classi differenziali, composte cioè da soli bambini vaccinati in cui inserire gli immunodepressi. «Sarebbe discriminante e comunque la classe non è il solo luogo della scuola in cui i bambini socializzano, abbiamo la mensa, la palestra, il cortile... Non è una strada perseguibile» dice Marcazzan. L’incertezza regna anche nelle Ulss, che per il momento si stanno muovendo come al solito controllando se negli elenchi inviati dalle scuole ci sono bambini e ragazzi non ancora immunizzati, per sollecitare le famiglie a metterli in regola. «Ci sto capendo poco» ammette Antonio Maggiolo, direttore del Sisp dell’Ulss 9 Scaligera. «Non ci sono certezze se non che in Veneto siamo l’azienda sanitaria che ha vaccinato di più». •

Laura Perina

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