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I veronesi a Rigopiano

«Scaviamo
nell’hotel sperando
nei miracoli»

I volontari veronesi del Soccorso alpino al lavoro con i colleghi per liberare i superstiti dell’albergo Rigopiano di FarindolaUno degli accessi tra le macerie dell’albergo travolto dalla valanga
I volontari veronesi del Soccorso alpino al lavoro con i colleghi per liberare i superstiti dell’albergo Rigopiano di FarindolaUno degli accessi tra le macerie dell’albergo travolto dalla valanga
I volontari veronesi del Soccorso alpino al lavoro con i colleghi per liberare i superstiti dell’albergo Rigopiano di FarindolaUno degli accessi tra le macerie dell’albergo travolto dalla valanga
I volontari veronesi del Soccorso alpino al lavoro con i colleghi per liberare i superstiti dell’albergo Rigopiano di FarindolaUno degli accessi tra le macerie dell’albergo travolto dalla valanga

Bagnati, infreddoliti e duramente provati dalla giornata passata a scavare tra le macerie del Rigopiano, l’hotel di Farindola spazzato via da una slavina mercoledì. Ieri sera i 5 volontari veronesi, due del soccorso alpino,  Lorenzo Manfreda e Giacomo Zoccatelli, e tre dello speleologico, sono rientrati alla base, allestita nel palazzetto di Penne, comune pescarese a pochi chilometri da Farindola, con il morale molto basso.

 

Si auguravano di poter trarre ben altro bilancio delle 10 ore passate a scavare, sotto un’incessante nevicata, nella speranza di estrarre dalle macerie altri superstiti. Perché la speranza c’è, intrappolati, sepolti sotto la neve, alcuni tra i dispersi potrebbero essere ancora vivi.

Purtroppo, dopo i quattro sopravvissuti estratti nella notte tra venerdì e sabato, le macerie non hanno nella giornata di ieri restituito nessuno. «Una situazione davvero pesante», così i volontari veronesi hanno descritto quello che gli si è parato davanti sabato mattina presto, quando sono arrivati a quel che resta dell’hotel.

 

«La valanga è stata enorme e ha portato con sé alberi e detriti in gran quantità, rendendo molto difficoltoso il lavoro per i soccorritori», racconta Roberto Morandi, capostazione del soccorso alpino veronese, rimasto in contatto, per quanto possibile, con i volontari. «Le comunicazioni sono difficili», prosegue Morandi, «li ho sentiti al mattino presto, quando si stavano recando sul luogo, e poi in serata. Dalle voci li ho sentiti molto stanchi e in parte demoralizzati. Mi hanno raccontato che la situazione è davvero pesante, la struttura dell’albergo completamente devastata, ricoperta dalla valanga e dai detriti che ha portato con sé. La neve ha continuato a cadere per tutta la giornata, rendendo molto difficile lavorare per i soccorritori».

 

E. Inn.

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