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Sboarina, la carica dei tremila
«Sicurezza, famiglia, cultura»

Sboarina, al centro con la moglie Alessandra e i rappresentanti di partiti e liste per lui FOTO  MARCHIORI
Sboarina, al centro con la moglie Alessandra e i rappresentanti di partiti e liste per lui FOTO MARCHIORI
Sboarina, al centro con la moglie Alessandra e i rappresentanti di partiti e liste per lui FOTO  MARCHIORI
Sboarina, al centro con la moglie Alessandra e i rappresentanti di partiti e liste per lui FOTO MARCHIORI

La carica dei tremila. O poco ci manca. «Amiamo Verona e vogliamo restituirla al vero centrodestra, che è qui. Per la sicurezza, che negli ultimi anni è venuta meno. Per la famiglia, per la cultura, per i quartieri». Federico Sboarina, 46 anni, avvocato, candidato sindaco del centrodestra, parte con il botto. Lancia la sua candidatura a sindaco alle elezioni dell’11 giugno nel capannone, lungo quasi un chilometro, di Veronamercato.

«Non un comizio ma una festa popolare, e nel mercato ortofrutticolo, perché per noi contano le radici e Verona ha radici agricole», dice Sboarina. Che dal palco, dopo un video con lui in giro per la città, sferra l’attacco alla coalizione uscente dell’area tosiana, ora guidata da Patrizia Bisinella, al centrosinistra di Orietta Salemi, al Movimento 5 Stelle di Alessandro Gennari. Camicia bianca con maniche rimboccate, cravatta, poche parole davanti a una fiumana di gente in piedi e seduta in tavoli e panche da sagra, prima del risotto e della festa.

«Sono veronese al cento per cento», rivendica Sboarina, presidente di Battiti, l’associazione civica lanciata da lui con Marco Padovani, Daniele Polato, Stefano Bertacco, Alessandro Montagna, tutti come lui assessori nella prima amministrazione Tosi e ora in pista in alcune delle sette liste del centrodestra. Proprio ai coordinatori di questi gruppi Sboarina lascia la parola. Come Stefano Casali, di Verona Domani, che fa la lista Sboarina con Battiti, che rimarca come «il vero centrodestra è qui», dopo essersi fatto da parte come candidato.

O come Paolo Tosato, senatore, a cui è stato chiesto dal suo partito, la Lega Nord di Matteo Salvini e Lorenzo Fontana, di lasciare il passo. «La Lega è con te, Federico, per portarti alla vittoria», dice Tosato, presenti il segretario provinciale Paolo Paternoster e l’assessore regionale Luca Coletto. E poi c’è Forza Italia, con il sindaco di Garda Davide Bendinelli, che si sente «a casa, qui» e vuole «una svolta per Verona, invasa da centri commerciali». Ciro Maschio, di Fratelli d’Italia, parla di «un gruppo, il nostro, che non ha un uomo solo al comando al punto da imporre la candidatura a sindaco della sua fidanzata» ed è allusione a Tosi e alla Bisinella. Anche Germano Zanella, dei Pensionati, è tornato dall’area Tosi al centrodestra, «e non poteva che essere così perché mai andremmo con Alfano e Monti che con la legge Fornero ha rovinato i pensionati». Poi ci sono Andrea Massimo Cavestro, di Verona più sicura, e Gianluigi Sette, di Indipendenza Noi Veneto. E tanti militanti.

«Noi vogliamo una città più sicura e che chi viene qui rispetti le nostre regole e tradizioni», dice Sboarina. «Vogliamo aiutare la famiglia formata da un uomo e da una donna, da un padre e da una madre e dai figli, e non accetteremo mai che si parli di genitore 1 e genitore 2. Vogliamo un assessore alla cultura, una commissione permanente sulla trasparenza amministrativa, vogliamo dare futuro ai giovani». Poco distante dal palco i genitori di Sboarina, Ferruccio e Gabriella, le sorelle Alessandra, Stefania, Anna. Sboarina mette un po’ di pepe nel finale. Invita sul palco la moglie Alessandra e rivolto al pubblico dice: «Vi assicuro che fra dieci anni mia moglie non sarà candidata sindaco...».

Enrico Giardini

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