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Sboarina è il nuovo sindaco: 58,1%
Bisinella sconfitta, chiusa l’era Tosi

A distanza di 27 anni un altro Sboarina torna a fare il sindaco a Palazzo Barbieri. Nel 1990 si congedava Gabriele, il sindaco di Mondiali 90 e dello scudetto dell’Hellas, ieri sera Federico, suo lontano parente, figlio di cugini, ha vinto con ampio margine il ballottaggio contro Patrizia Bisinella.

Si chiude così l’era Tosi. Dieci anni di regno vanno in archivio. Il sindaco uscente tornerà in Consiglio dai banchi dell’opposizione, insieme con la sua compagna Patrizia Bisinella se lei non sceglierà di restare al Senato.

Tosi è stato sconfitto dai suoi ex compagni di viaggio: una nemesi che fa riflettere e soprattutto deve far riflettere lui. In questi anni sono stati più gli alleati che ha perso di quelli che ha conquistato.

Questa è stata una delle chiavi della vittoria di Sboarina: ha saputo ricucire, ricostruire, ripartire e il centrodestra si è ritrovato e ha vinto.

L’azzardo di candidare la compagna a poche settimane dal voto è stato un salto mortale con avvitamento, un grande gesto ad effetto da parte di Tosi, una mossa politica da abile giocatore ma riuscita a metà. Del resto, questa è una conferma che il sindaco uscente non è stato capace di costruirsi un successore. Patrizia Bisinella ha avuto il merito di crederci fino in fondo, si è impegnata per amore e per politica ma non è bastato. Sono mancati voti determinanti, i voti di un Pd che nonostante l’endorsement di Renzi si è diviso, lacerato, consumato nel dilemma se appoggiare o no i tosiani. Alla fine un po’ di voti sono arrivati per Bisinella, ma sono stati molti di più quelli per Sboarina perché il fronte del cambiamento era molto ampio. Forse anche dal Pd è arrivato qualche sostegno a Sboarina, pur di far perdere Tosi, il nemico di un decennio, e poco importa se a esultare adesso è il lombardo Salvini. Bisinella che aveva chiuso il primo turno a 27 mila voti va oltre i 32 mila con un incremento di almeno 5 mila voti che però non sono stati sufficienti. Il divario tra i due alla fine è di 13 mila voti, il doppio di quanto registrato al primo turno. Sboarina è cresciuto da 33.600 a 46.600; Bisinella da 27 mila a 33.500 circa.

Ma c’è un messaggio chiaro che esce dalle urne: oltre 4 mila schede nulle e bianche, cioè di elettori che sono andati a votare ma hanno voluto dire chiaramente che non andava bene nessuno dei due competitor; un messaggio che può arrivare probabilmente proprio dalle file di quel Pd al quale è stato chiesto di esprimersi per Bisinella e Tosi.

Hanno vinto i veronesi che hanno voluto cambiare, restando nell’area di centrodestra; dopo dieci anni è anche giusto lasciare ad altri; dieci anni in cui molto è stato fatto ma anche molto è rimasto incompiuto. È mancata la grande opera finita e realizzata da giocarsi in campagna elettorale, la funicolare non può coprire il traforo o il filobus.

Ora Sboarina, già assessore allo sport nel primo governo Tosi, dovrà riprendere in mano le delibere rimaste a metà. Dovrà dare la sua impronta. Dovrà dimostrare soprattutto una forte autonomia da quel Matteo Salvini leader leghista che vorrebbe piantare oggi la sua bandiera a Verona.

Per Flavio Tosi è tempo di sbaraccare gli uffici, sabato ha già fatto gli scatoloni. Fallisce il suo progetto Bisinella, viene sconfitto ancora una volta come alle regionali, da quella Lega che lo aveva cacciato, fallisce la rivincita su Salvini e a questo punto anche il suo movimento nazionale Fare! e il suo ruolo di leader nazionale diventano pericolanti. Poteva essere una componente del partito della nazione renziano. Tosi riparte da capo dell’opposizione, ma non è certo questo il futuro che sperava. E ora partirà lo spoil system di Sboarina nelle aziende comunali.

L’affluenza è stata ai minimi storici: 42,4%, record minimo per Verona.

«Un bel risultato, netto, da domani viene il bello e il difficile, si comincia a lavorare» sono state le prime parole del nuovo sindaco. «Era una partita difficile, complicata. Ora scegliamo gli assessori, compreso quello della cultura che è prioritario. E non coprirò mai l’Arena».M. Batt.

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