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LUDOPATIA

Rovinato dal gioco
sfascia sala Bingo
a mazzate

L’interno di una sala Bingo
L’interno di una sala Bingo
L’interno di una sala Bingo
L’interno di una sala Bingo

Fabiana Marcolini

Disperato. E malato di gioco. E quello che ha fatto sabato all’alba, mentre stava andando in cantiere, è la fotografia del fondo del burrone nel quale un impresario edile è finito giocando alle «macchinette», confidando sempre nella serie di numeri vincente. In quella maledetta serie.

Una vita dedicata al lavoro, si è rimboccato le maniche e ha sudato per garantire alla famiglia non la ricchezza ma un discreto tenore di vita. Quello che poi ha disintegrato nelle sale Bingo.

Sabato in auto aveva la mazza, quella che di lì a poco avrebbe usato per lavorare per abbattere un muro. Ma sul tragitto ha visto la sala Bingo, una di quelle in cui in quasi due anni, ha perso circa 150mila euro. E pensando che il giorno seguente avrebbe dovuto portare le figlie al ristorante e non aveva il denaro per farlo, è stato colto da una rabbia improvvisa. Ha fermato la macchina, impugnato la mazza e ha sfondato la porta d’ingresso proprio mentre si stava verificando il cambio di turno del personale. Ha fatto in tempo a fare solo questo: una volta dentro è stato bloccato, non ha opposto alcuna resistenza perchè la rabbia si è trasformata in frustrazione. L’arrivo della Polizia e l’arresto con l’accusa di tentata rapina sono state la conclusione di quello scatto. La fotografia del fondo del burrone. Ieri, in carcere, nel corso dell’udienza di convalida, davanti al gip Livia Magri si è scusato, si è sfogato, ha spiegato.

Assistito dall’avvocato Gilberto Tommasi ha ripercorso la tragedia che lo perseguita: la ludopatia. Un caso da manuale il suo: ha iniziato per gioco, le perdite e la voglia di ripianare. Ma le vincite erano irrisorie rispetto a quello che pagava per «rifarsi», convinto che la fortuna lo avrebbe assistito. Invece quando andava bene intascava 300-400 euro. E rigiocava perdendone poi migliaia. Così per quasi due anni, alla fine ha venduto la casa, si è indebitato, la famiglia ha cercato di aiutarlo ma chi è ammalato non sempre ascolta e si ascolta. E così è stato per lui, passo dopo passo fino al fondo al pozzo. L’arresto è stato convalidato, il gip ha tenuto conto non solo della sua vita (senza ombre) ma anche della circostanza che è si è trattato di un «fatto compulsivo». Da ieri è ai domiciliari con l’impegno che seguirà un percorso terapeutico. Per guarire dal gioco.

Fabiana Marcolini

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