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Riapre il museo, per un mese con lo sconto

Statue antiche e mosaici in una delle rinnovate sale del Museo Archeologico al Teatro RomanoLapidi nel giardino del museo, con una vista spettacolare sul teatro e sull’intera città
Statue antiche e mosaici in una delle rinnovate sale del Museo Archeologico al Teatro RomanoLapidi nel giardino del museo, con una vista spettacolare sul teatro e sull’intera città
Statue antiche e mosaici in una delle rinnovate sale del Museo Archeologico al Teatro RomanoLapidi nel giardino del museo, con una vista spettacolare sul teatro e sull’intera città
Statue antiche e mosaici in una delle rinnovate sale del Museo Archeologico al Teatro RomanoLapidi nel giardino del museo, con una vista spettacolare sul teatro e sull’intera città

Non sono gli effetti speciali o le trovate tecnologiche, oggi tanto in voga nelle gallerie più importanti del mondo, a caratterizzare il rinnovato Museo archeologico al Teatro Romano. Ma è il luogo: spettacolare, aggrappato al colle San Pietro dove nacque la civiltà veronese, a picco sul teatro all’aperto di duemila anni fa, con un panorama che spazia sui tetti rossi e sui campanili del centro.

Oggi, dopo oltre tre anni di chiusura totale per il cantiere del restauro, il Museo archeologico riapre al pubblico totalmente rinnovato. Ci sono voluti 5 milioni di euro: 3,5 coperti dalla Regione attraverso un finanziamento europeo; 1,2 dalla Fondazione Cariverona e 300mila euro dal Comune. Il «ritorno» viene festeggiato con un mese di biglietti al prezzo simbolico di un euro per tutti.

L’esposizione resta di stampo tradizionale, dicevamo, ma significativamente ampliata e riorganizzata. I lavori hanno permesso di recuperare circa 350 metri quadrati, prima inaccessibili ai visitatori, e di collocare un totale di seicento reperti romani, ritrovati in epoche e in luoghi diversi di Verona. Molte sono le testimonianze del passato che si offrono agli occhi del pubblico per la prima volta, tirate fuori dai magazzini dove finora avevano dormito per la carenza di spazi espositivi; altre erano state mostrate solo per brevi periodi.

E allora cominciamo il giro nelle sale, dove è stato scelto come colore di fondo un bianco luminoso e, per le didascalie, il rosso mattone della distesa di tetti che si vedono dalle finestre del Museo.

L’ingresso è dal rinascimentale palazzetto Fontana, in Regaste Redentore 2, un tempo proprietà di Gaetano Pinali (1759-1846), che contribuì agli scavi ottocenteschi del Teatro Romano con l’amico Andrea Monga. Il palazzetto, interamente restaurato, ha due piani per la didattica e i laboratori scolastici. Attraversato il Teatro Romano, si può poi scegliere di salire al Museo, nel convento dei Gesuati, con l’ascensore (che all’inizio sembrava non si potesse fare) oppure dalla panoramica scalinata.

Il percorso museale si snoda su tre livelli del convento quattrocentesco. Il percorso privilegiato parte dall’alto per scendere verso il basso. Il primo piano, al quinto livello dell’edificio, si affaccia sul bel chiostro fiorito dei Gesuati. Qui troviamo l’introduzione alla Verona romana e alle lussuose ville che vi si trovavano. I visitatori sono condotti nella quotidianità della città di due millenni orsono, illustrata nelle sezioni «Abitare a Verona», «Le necropoli», e «Gli edifici pubblici».

Il secondo piano, al livello sottostante, è formato da un nuovo cortile coperto, dall’ex refettorio e da alcune celle monastiche per i reperti di dimensioni minori. Passando di sala in sala, si ammirano sculture di pietra e di bronzo che ornavano i luoghi pubblici della città. Enormi busti di eroici condottieri con l’armatura finemente cesellata, ritratti di notabili della città e corpi di dee e ninfe in leggere tuniche drappeggiate, magnifici mosaici. Si trova qui anche la sezione «Scultura di collezione», pezzi che furono donati da veronesi eminenti, come i Giusti, Jacopo Muselli e lo stesso Pinali. Una sezione è dedicata a esposizioni temporanee - ora c’è la mostra «L’Egitto a Verona». Nella chiesa si trovano i mosaici.

Al terzo piano, ancora inferiore, quella che una volta era la portineria del convento oggi ospita la sala delle iscrizioni, con are e lapidi dedicate agli dei romani, ed elementi architettonici di grande raffinatezza.

Lorenza Costantino

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