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Renzi chiama le imprese:
«Ora bisogna investire»

Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria nazionaleIl premier Matteo Renzi  ieri nell’auditorium di Gsk Italia a VeronaLa presentazione del piano nazionale Industria 4.0 a Verona: il premier Matteo Renzi, il ministro Carlo Calenda e il vicepresidente di Confindustria nazionale, Giulio Pedrollo[FOTOGRAFO]FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria nazionaleIl premier Matteo Renzi ieri nell’auditorium di Gsk Italia a VeronaLa presentazione del piano nazionale Industria 4.0 a Verona: il premier Matteo Renzi, il ministro Carlo Calenda e il vicepresidente di Confindustria nazionale, Giulio Pedrollo[FOTOGRAFO]FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria nazionaleIl premier Matteo Renzi  ieri nell’auditorium di Gsk Italia a VeronaLa presentazione del piano nazionale Industria 4.0 a Verona: il premier Matteo Renzi, il ministro Carlo Calenda e il vicepresidente di Confindustria nazionale, Giulio Pedrollo[FOTOGRAFO]FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria nazionaleIl premier Matteo Renzi ieri nell’auditorium di Gsk Italia a VeronaLa presentazione del piano nazionale Industria 4.0 a Verona: il premier Matteo Renzi, il ministro Carlo Calenda e il vicepresidente di Confindustria nazionale, Giulio Pedrollo[FOTOGRAFO]FOTOSERVIZIO MARCHIORI

Industria 4.0 è un piano da 23 miliardi in 4 anni rivolto a tutte le imprese italiane, anche a quelle medie e piccole. Il governo mette a disposizione strumenti semplificati e molti soldi, che sono lì pronti senza bisogno di decreti attuativi, ma perché il piano sia efficace c’è bisogno della «responsabilità» e dell’impegno di tutti gli imprenditori italiani. È tempo di investire e di avere coraggio e fiducia per farlo perché l’Italia ha tutti i numeri per diventare la manifattura numero uno in Europa battendo anche la Germania. Lo ha ribadito a chiare lettere ieri il premier Matteo Renzi nella sede di Gsk Italia a Verona dove - con il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e affiancato da Giulio Pedrollo, vicepresidente di Confindustria nazionale per le Politiche industriali - ha esposto i contenuti di Industria 4.0 che verranno approvati nel Def entro il prossimo 20 ottobre, come ha assicurato il premier.

«Questo piano ci piace», ha esordito Pedrollo introducendo l’incontro a cui hanno partecipato imprenditori e rappresentanti delle istituzioni e delle università del Veneto, «non solo perché abbiamo dato il nostro contributo o perché ci sono i finanziamenti ma perché c’è finalmente una traiettoria, una visione di politica industriale che punta alla crescita. C’è molta concretezza, si parte dalla scuola si arriva al mercato passando per le esigenze delle imprese. La cabina di regia è un altro elemento qualificante che conferma lo sforzo di trasversalità delle misure, sono stati coinvolti anche sei ministeri. Da parte di Confindustria e degli imprenditori c’è piena disponibilità quindi a collaborare e a lavorare nel Paese e per il Paese». L’efficacia di questo piano però, ha concluso Pedrollo, dipende dalla capacità di coordinamento e dal tempismo. «Già una ventina di imprenditori», ha detto Pedrollo a margine dell’incontro di ieri, «mi ha detto che investirà nel 2017, bisogna partire subito, solo così ricomincia la crescita».

Il piano, come ha spiegato Calenda, è stato elaborato come in un’azienda, pensando ai clienti e alle loro esigenze. «Ci sono azioni orizzontali», ha detto il ministro, «abbiamo puntato su azioni di sistema, come quella della sinergia tra gli atenei veneti che hanno portato alla creazione del Competence Center; ci siamo focalizzati su strumenti già esistenti puntando a una maggiore flessibilità e velocità delle misure, vogliamo creare un patto di fiducia con le imprese italiane: stop ai bandi che portano a tempi biblici, con cui arriveremmo a Industria 5.0 avendo perso un altro treno. Siamo la seconda manifattura in Europa dopo la Germania, abbiamo i numeri per fare molto meglio. E queste misure sono molto utili, anzi sono soprattutto utili alle piccole e medie imprese che rappresentano il modello imprenditoriale italiano».

Sono tre le direttrici degli interventi governativi. «Investimenti innovativi promuovendo la ricerca anche dei privati e sviluppando competenze attraverso Competence Center e Innovation Hub», ha detto Calenda, «poi ci sono le direttrici di accompagnamento, quelle delle infrastrutture come la Banda ultra larga, con un supporto anche allo scambio salario-produttività attraverso la contrattazione aziendale, infine la necessità di sensibilizzare sull’importanza della rivoluzione digitale e 4.0». I target numerici: 10 miliardi di investimenti pubblici, 11,3 miliardi in ricerca e innovazione e 2,6 miliardi in investimenti privati.

«E questi soldi ci sono già», ha detto Renzi, «assieme alle altre misure andranno ratificati entro il 20 ottobre nel Def, si è voluto rimuovere gli ostacoli che frenano le nostre imprese, offrendo un quadro di regole semplici, tagliando la burocrazia e con tempi certi. Quello che abbiamo fatto, a partire dal Jobs Act ma anche altre riforme, sono l’abc che non hanno colore politico, come pure le infrastrutture non hanno appartenenza partitica, in palio c’è il futuro dell’Italia. La politica non deve analizzare i problemi ma risolverli, noi dobbiamo offrire gli strumenti e voi imprenditori cogliere l’opportunità, insieme facendo ognuno la propria parte si può diventare anche la prima manifattura in Europa, recuperando il terreno, evitando di vivere sempre in emergenza. Il meglio è il futuro dell’Italia, non il passato, è tempo di rischiare; il fallimento, anche di un’impresa, non può essere visto come una condanna irreparabile ma un modo per imparare e ripartire meglio di prima». Infine il premier ha elencato quello che il governo ha fatto in questi tre anni e quello che ha in programma. «Abbiamo fatto qualcosa che ha smosso l’Italia ma siamo solo all’inizio; ora è tempo di lavorare, anzi meglio che vi lasci», ha concluso, «perché qui in questa sala c’è buona parte del Pil italiano e quindi non vi voglio fare perdere tempo».

Paolo Dal Ben

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