<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Referendum Fondazione Arena vince il no per due voti soltanto

Massiccia la partecipazione alla votazione per il referendum tra i lavoratori della Fondazione Arena
Massiccia la partecipazione alla votazione per il referendum tra i lavoratori della Fondazione Arena
Massiccia la partecipazione alla votazione per il referendum tra i lavoratori della Fondazione Arena
Massiccia la partecipazione alla votazione per il referendum tra i lavoratori della Fondazione Arena

Quando un singolo voto può fare la differenza. O due voti, nel caso del referendum dei lavoratori della Fondazione Arena, che ieri hanno bocciato l'ipotesi di accordo sul piano di risanamento dell'ex ente lirico, per l'adesione alla legge Bray e ai contributi statali utili per salvare conti e struttura.

Gli aventi diritto al voto, tra dipendenti stabili e stagionali, erano 303: di questi, 266 hanno espresso la propria preferenza. I lavoratori si sono letteralmente spaccati in due: 132 i contrari, 130 i favorevoli, più due schede bianche e due nulle. E così non è passato l’accordo firmato dal sindacato Fistel Cisl il 23 marzo, al quale si erano poi aggiunte le «note integrative-esplicative» sottoscritte «con firma tecnica» da Slc Cgil e Uilcom Uil.

Che il clima non fosse dei migliori, lo si sapeva. Una «tregua armata», soprattutto con l’altra sigla in campo, la Fials Cisal, che ha preferito non sottoscrivere alcuna bozza di accordo. E i lavoratori in mezzo, preoccupati per le proprie sorti e indecisi sulla via da percorrere, come ha dimostrato il voto di ieri.

Immediate le reazioni. «La spaccatura è evidente. Rispettiamo l’esito del referendum», hanno commentato al termine dello spoglio Ivano Zampolli della Uilcom Uil, Nicola Burato della Fistel Cisl e Paolo Seghi della Slc Cgil. «Crediamo che la responsabilità della situazione sia in capo principalmente alla Fondazione stessa, per le modalità di conduzione della trattativa e per la mancanza di discontinuità con il passato».

Chi invece pare aver strappato una mezza vittoria è la Fials. «È passata la linea della coerenza, che i lavoratori hanno inteso come ancòra di salvataggio in questa situazione, che rimane difficile», è stato il commento di Dario Carbone della Fials. «Auspichiamo che ora si apra un tavolo vero, unitario, e che ci sia un piano industriale reale».

Un’ipotesi auspicabile, forse, ma poco probabile, almeno stando alle dichiarazioni rilasciate dai vertici della Fondazione Arena nei giorni scorsi. Ieri, il sindaco Flavio Tosi e il direttore operativo Francesca Tartarotti, interpellati in serata, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Ma la loro posizione, nei giorni scorsi, era chiara.

L’accordo sindacale rappresenta una «conditio sine qua non» per accedere alla legge Bray, un percorso volto al risanamento delle fondazioni liriche. Considerata la bocciatura di ieri dell’intesa, le strade che si aprono sono due. Il Consiglio di indirizzo, che si riunirà oggi, potrebbe decidere di tenere una linea più morbida, e continuare la trattativa. Oppure, come pare più probabile, potrebbe comunicare al Ministero dei Beni Culturali l’esito del referendum e dunque l’impossibilità di arrivare a un accordo con le parti sindacali. A quel punto, la palla passerebbe a Roma e si aprirebbe la strada al commissariamento o alla liquidazione coatta. A due mesi dall’apertura della stagione lirica.

«La strategia del terrore che la dirigenza della Fondazione aveva intrapreso è stata sconfitta», è stato il commento di Sergio Noto, tra i promotori di una lettera aperta per salvare l’ex ente lirico, che sollecita un progetto serio per il rilancio della Fondazione.

A lato del referendum, un’altra questione ha acceso gli animi dei lavoratori. La Fials ha parlato di «blocco dell’erogazione del fondo Fus 2016 per violazioni in materia di trasparenza sul sito della Fondazione». Notizia che è stata però smentita dall’ente: «La Fondazione Arena risulta essere allineata con tutte le prescrizioni e il Ministero ad oggi sta portando a termine i dovuti controlli in tutte le fondazioni».

Manuela Trevisani

Suggerimenti