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Referendum, bandiere venete e catalane per l’autonomia

L’europarlamentare leghista Lorenzo Fontana con Mattia Stoppato
L’europarlamentare leghista Lorenzo Fontana con Mattia Stoppato
L’europarlamentare leghista Lorenzo Fontana con Mattia Stoppato
L’europarlamentare leghista Lorenzo Fontana con Mattia Stoppato

Sul tavolo, a Palazzo Barbieri, viene distesa la bandiera della Catalogna accanto a quella del Veneto, con il leone di San Marco. Ma, mette in chiaro il vicesindaco ed eurodeputato della Lega Nord Stefano Fontana, fra il referendum per l’indipendenza della regione spagnola e quello per l’autonomia del Veneto in programma il 22 ottobre «non c’è alcuna relazione». Per l’occasione, i due «giovani padani» Anna Grassi e Mattia Stoppato raccontano la loro testimonianza diretta vissuta a Barcellona nei giorni della consultazione dichiarata illegale dal governo di Madrid. «Abbiamo visto file davanti alle urne lunghe fino a cinquecento metri e chi votava veniva acclamato».

Fontana, reduce dal dibattito a Bruxelles sul caso spagnolo, condanna la «repressione» contro gli indipendentisti. «Se ciò che è successo in Catalogna fosse successo in Ungheria o in Russia ci sarebbe stata un’indignazione generale». Stoppato e Grassi, tuttavia, dicono di non essere stati testimoni di atti di violenza. «Ma quando si diffondeva la voce che la polizia era in arrivo, si vedeva il terrore negli occhi della gente...».

Di stendardi veneti si «vestono» anche il presidente dell’Agsm Michele Croce e gli altri esponenti di Verona Pulita, tra i quali l’assessore alla trasparenza Edi Maria Neri e il presidente dell’Agec Roberto Niccolai. Croce fa sapere che nei prossimi giorni il suo movimento allestirà gazebo informativi nelle piazze.

«Sono tre le ragioni che ci spingono ad appoggiare questa consultazione e a votare sì: il referendum in sé è cosa giusta e democratica, l’autonomia è un valore perché essere autonomi significa essere più responsabili e, infine, quello veneto è un popolo che ha tutte le ragioni storiche per rivendicare la sua autonomia all’interno dello Stato italiano e dell’Europa».

Intanto, sul referendum del 22 ottobre non mancano le polemiche negli schieramenti politici e non solo, a livello veneto e nazionale. Alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che aveva confessato di «non aver chiaro le finalità del referendum» e di essere contraria «a spinte indipendentiste», è tornato a rispondere il leghista Matteo Salvini che parla di «polemiche per recuperare uno zero per cento». E contro il «ragionamento senza capo né coda di chi come la Meloni dice che il referendum per l’autonomia porta alla secessione» si scaglia anche Antonio De Poli, presidente nazionale dell’Udc: «Catalogna e Veneto sono distanti anni luce».

Un netto no alla consultazione è arrivato da Venezia da Massimo D’Alema, a margine di un incontro promosso da Mdp. «È certo meno dannoso di quello della Catalogna, solo che si buttano via 40 milioni per una manifestazione propagandistica della Lega a spese dei contribuenti». Voci critiche nei confronti dell’iniziativa referendaria si levano anche da ambienti della Chiesa e dell’imprenditoria veneta. L’editoriale della prestigiosa rivista dei Gesuiti, Aggiornamenti sociali, lamenta la «vaghezza» dei quesiti. «Ai cittadini lombardi e veneti», scrive padre Giuseppe Riggio, «è chiesto di esprimersi se desiderano una maggiore autonomia, senza sapere su quali materie, con quale estensione di competenze e con quali risorse finanziarie verrà realizzata».

Ma a far scalpore è soprattutto la presa di posizione di Luciano Benetton che a chi gli chiedeva se voterà ha risposto «assolutamente no», aggiungendo: «Autonomia di cosa? Mi sembra una stupidaggine». Si è detto d’accordo con lui anche Matteo Marzotto. A suo parere il quesito è «troppo generico». E diserterà le urne, per lo stesso motivo, anche il re dell’Amarone Sandro Boscaini. A Benetton ribatte il leghista Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale, accusandolo di «distacco dalla realtà» e di «ignoranza della materia in discussione». Richiama, infine, il «presuntuoso» Ciambetti, «a portare rispetto, anzi, ammirazione e gratitudine per grandi famiglie imprenditoriali che, grazie al loro sacrificio e genialità, hanno arricchito il Veneto, creando migliaia di posti di lavoro, quali i Benetton, i Marzotto, i Boscaini» l’ex sindaco di Verona e segretario nazionale di Fare! Flavio Tosi.

Enrico Santi

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