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L'idea virale di tre giovani napoletani

Reddito di cittadinanza
Il sito-bufala «inganna»
anche 500 veronesi

L'idea virale di tre giovani napoletani
Il sito redditodicittadinanza2018.it
Il sito redditodicittadinanza2018.it
Reddito di cittadinanza, il sito fake

Educare ai pericoli della Rete con ironia, smascherando al contempo l'ingenuità «digitale» di molti italiani. E anche diversi veronesi. Ci sono riusciti, e con notevole successo, i giovani soci dalla Ars Digitalia, una società napoletana che si occupa di marketing digitale e di progettazione di software per le aziende, che hanno ideato un sito-bufala sul reddito di cittadinanza nel quale sono cascati circa mezzo milione di italiani e, tra questi, circa 500 veronesi.

 

SITO-BUFALA. Visitando quello che i tre chiamano «esperimento», si accede a una pagina che fa il verso all'istituto di previdenza Inps: si chiama infatti dell'IMPS (Istituto mondiale provvidenza solare) e permette di compilare un formulario che consentirebbe di avere diritto al reddito di cittadinanza 2018/2019. Basta leggere con un po' di attenzione la parte in cui si spiega chi ha diritto a tale sostegno economico, per capire che si tratta di una pagina goliardica che mette in mostra i luoghi comuni e smaschera convinzioni razziste che circolano sui social. 

Si legge infatti che l'assegno per i cittadini italiani ed europei è di soli 400 euro, mentre sale a 435 per gli immigrati regolari e a 735 per «immigrati irregolari e celiaci».  La parte più divertente, che dovrebbe mettere subito sull'avviso chi è approdato al sito, è che se si clicca sulla domanda «Sei un immigrato?» la pagina viene «tradotta» in un italiano storpiato che vuole imitare la pronuncia di un africano in Italia, tanto che «reddito di cittadinanza» si trasforma in «reddito di giddadinanza» e per accedere al modulo bisogna cliccare sul pulsante «Gombila il modulo di righiesda». E se si prova a tornare indietro al «Sei italiano?» compare una finestra «Once you go black, you will never come back!».

 

DATI PERSONALI ONLINE. Sono in molti a non aver notato l'ironia del sito tanto da arrivare a lasciare i propri dati personali compilando il modulo con tanto di indirizzo e codice fiscale, superando anche la fatica nella compilazione. I programmatori del sito, infatti, hanno cercato di complicare la vita all'utente in tutti i modi: pulsanti che scompaiono e formulario che si rovescia a testa in giù. Ma se si è abbastanza tenaci si riesce ad arrivare al termine della procedura ottenendo come «certificato» la possibilità di condividere il link su Facebook. Il link in questione è però il blog di questi creativi che spiegano che si è trattato tutto di uno scherzo per sensibilizzare le persone e indurle ad essere prudenti nel divulgare i propri dati sensibili online.

 

I NUMERI.  Abbiamo chiesto a questi  creativi che hanno ideato il sito alcuni dati e sono davvero sorprendenti. «In due giorni abbiamo registrato 200mila accessi. E da marzo sono circa 600mila le visualizzazioni, quasi mezzo milione ha compilato, o provato a compilare, il modulo per il reddito di cittadinanza, oggi abbiamo  2mila di persone collegate», spiega uno dei tre soci Alessandro Ionni (gli altri due sono Antonio Zanesco e Domenico Neto). «Un successo davvero inatteso e la cosa che ci ha sorpreso di più non sono state le visualizzazioni, ma le persone che hanno lasciato i propri i dati. Inoltre, da un primo monitoraggio è emerso che circa il 60 per cento di chi chiedeva il reddito di cittadinanza si dichiaravano residenti al Nord»

 

COME è NATO IL SITO? «L'idea è nata a una cena aziendale lo scorso marzo», racconta Ionni, «chiacchierando ci siamo accorti che eravamo bravissimi a pubblicizzare i siti dei nostri clienti, ma che pochi in rete ci conoscevano. E così ci siamo chiesti quale fosse l'argomento del momento: era appena scoppiato il caso delle code ai Caf per il reddito di cittadinanza e, nella notte, quasi per gioco, abbiamo prodotto il sito». L'Ars Digitalia organizza anche corsi per la sicurezza dei dati personali e «così abbiamo unito le due cose pensando che potesse essere un modo per imparare a distinguere una bufala da una verità facendo informazione».

 

SATIRA E INFORMAZIONE. Sul proprio blog i tre spiegano cosa li ha motivati davvero: «Dopo una campagna elettorale come quella passata, pensiamo che sia compito della satira, anche molto spinta come quella che abbiamo creato (quasi Luttazziana), far riflettere gli elettori. I partiti ci potranno accusare di star giocando con la miseria delle persone, ma dovranno ammettere di averlo fatto loro in primis giocando su quella miseria per ottenere posti in parlamento con promesse alquanto discutibili». 

 

Giorgia Cozzolino

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