<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Razzia di opere
a Castelvecchio, Tosi
accusa Sicuritalia

Al suo arrivo in municipio, il sindaco Tosi saluta Paola Marini
Al suo arrivo in municipio, il sindaco Tosi saluta Paola Marini
Al suo arrivo in municipio, il sindaco Tosi saluta Paola Marini
Al suo arrivo in municipio, il sindaco Tosi saluta Paola Marini

Negli stessi minuti in cui tre banditi saccheggiavano il museo di Castelvecchio, rubando 17 opere d’arte, alla sala operativa della Sicuritalia si davano da fare inviando personale sul posto - erano le 19.40 - per un allarme scattato nell’aula video della scuola media Battisti. Poi, alle 20, si accorgevano che l’impianto antifurto della materna Maggiociondolo era ancora disinserito. E sempre alle 20 arrivava un segnale di allarme antifurto per una fuga di gas all’asilo nido La Fiaba. Alla stessa ora avveniva «la chiusura regolare» della mostra in Gran Guardia con l’attivazione dell’allarme. Soltanto alle 21.50, quando i rapinatori avevano ormai concluso il loro lavoro a Castelvecchio, un agente comunicava di aver chiamato la questura.

Questo è quanto ha riferito in Consiglio comunale il sindaco Flavio Tosi, citando il report della stessa Sicuritalia sulle attività svolte nella serata del 19 novembre, e parlando di «fatti singolari». E, sicuramente, è singolare il fatto che nella centrale dell’istituto di vigilanza si siano accorti che non era stato acceso l’antifurto in una scuola materna e non che la stessa «disattenzione» era avvenuta in un sito che custodisce capolavori di inestimabile valore.

«Il personale del Comune», esclama il sindaco, «non ha responsabilità per quanto avvenuto... Ma ci pare», aggiunge, «che se altri avessero rispettato le procedure previste dai contratti, quella rapina non sarebbe avvenuta».

Quella che era stata annunciata come una question-time in aula, in realtà si è risolta in una serie di monologhi, prima del sindaco e poi dei capigruppo di minoranza, interrotti da una surreale polemica sul diritto o meno della consigliera Pd Elisa La Paglia a intervenire. Nella sua comunicazione Tosi ribadisce l’esistenza di un protocollo per le emergenze, a differenza di quanto dichiarato dal pm Gennaro Ottaviano. «Ma quella sera», aggiunge, «sono successi fatti singolari, coincidenze, chiamiamole così, fortunate per gli autori della rapina. Nelle sere precedenti, alla stessa ora, c’era più personale presente, mentre in quel momento c’erano solo una guardia giurata e un dipendente... È singolare poi che degli “sprovveduti“ restino dentro un’ora e dieci non temendo di essere scoperti. Tra l’altro c’era un’unica via di fuga». E sulle procedure assicura: «Il professor Ialla, presidente dell’Icom, l’istituzione che rappresenta tutti i siti museali italiani e che detta le linee guida in fatto di tutela delle opere d’arte ha detto che Castelvecchio è più a norma di quanto richiesto, basti pensare che di giorno ci sono 11 addetti e nelle sale ci sono 48 telecamere».

Per Ciro Maschio, di Fratelli d’Italia, però, «si è però rispettato il minimo sindacale in fatto di sicurezza». Tanto che, aggiunge, «quando Marco Goldin organizzò le mostre in Gran Guardia chiese una soglia superiore». E sottolinea: «Se le guardie erano due, una delle quali nella control room, non succedeva. E perché», incalza, «ai quadri di maggior pregio non è stato applicato un allarme dedicato? Se i problemi erano le risorse chi di dovere doveva chiederle». Daniele Polato di Forza Italia parla di «responsabilità politiche, in primis per la mancata nomina di un assessore alla Cultura». Ed evidenzia: «A Genova dopo i fatti del G8 le prime teste a cadere furono quelle di persone ai vertici». Prima della «question-time» il Consiglio aveva approvato un emendamento al bilancio di previsione, primo firmatario lo stesso Polato, che aumenta di 200mila euro il capitolo di spesa per la sorveglianza degli edifici pubblici e di 300mila euro i fondi per implementare gli impianti tecnologici di sorveglianza. «Il Consiglio ha dato un segnale di unità, ripartiamo da qui» spiega Polato.

Dal canto suo, Michele Bertucco del Pd invita il sindaco ad «assumersi le sue responsabilità senza fare lo scaricabarile». Duro il Cinquestelle Gianni Benciolini: «Non si può dare la colpa alla sfortuna: dopo l’affondamento della Fondazione Arena, assistiamo ora a un evento forse evitabile». Alberto Zelger, gruppo misto, che in precedenza aveva chiesto di stornare 11mila euro dai musei per darli alle scuole materne Fism, ironizza: «Siamo a posto con la legge, ma ci rubano i quadri... Qualcosa non va».

Enrico Santi

Suggerimenti