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Rancori e disperazione
nei delitti in famiglia

Storie di omicidi consumati dentro le mura di casa. Di dialoghi mancati, di dolori silenziosi, di rancori covati nel tempo, spesso di nascosto, e poi esplosi d’improvviso. Quando ormai nulla è più recuperabile. Storie di genitori uccisi dai loro figli, sangue del loro sangue.

La cronaca nera di Verona è segnata da decine di tragedie come quella che si è consumata ieri a Cerro Veronese. Ciascuna con le sue specificità. Tutte con un minimo comune denominatore. L’amore tra genitori e figli, piegato sotto i colpi crudeli e inesorabili della vita.

VILLA DI COLOGNOLA. È sufficiente tornare indietro di un anno, al 13 aprile 2015, per risalire all’ultimo matricidio. A Villa di Colognola Ismaele Milani, ancora minorenne, ha ucciso la madre Emanuela Panato, di 48 anni, con un colpo di roncola alla testa, prima di lanciarsi sotto un trattore: Ismaele è morto dopo una decina di giorni di agonia, a causa delle ferite riportate. Il rapporto tra mamma e figlio era diventato sempre più conflittuale nel corso dell’adolescenza, fino a sfociare nell’estremo gesto del ragazzo.

NEGRAR E SANTA LUCIA. Duplice omicidio con suicidio, il 21 novembre 2012 tra Negrar e Santa Lucia. Dario Fusini, 66 anni, ex commerciante in pensione, ha ucciso la moglie Luciana Roveda, di 74 anni, nella loro casa di Negrar, poi si è spostato a Santa Lucia, dove abitava l’anziano padre invalido, Luigi, e ha ammazzato anche lui, prima di spararsi un colpo alla testa. Un gesto premeditato, come testimoniato dalle due lettere lasciate da Fusini per i carabinieri e per i quattro figli, suoi e della moglie, ma le cui ragioni restano ancora oscure.

SAN MASSIMO. Era il 30 maggio 2010, quando il corpo di Giorgio Zorzi, 66 anni, è stato trovato a pezzi in un cassonetto, nel garage di un condominio di San Massimo. A ucciderlo era stato il figlio unico Piergiorgio, di appena vent’anni. Un delitto maturato in un ambiente degradato: la famiglia era già nota ai servizi sociali.

BOVOLONE. Il 20 giugno 2009 era stato il trentottenne Alessandro Chiaramonte a sgozzare con un coltello la madre Bruna Giusti, 69 anni e la sorella Marta di 44. L’omicidio era avvenuto nella casa della famiglia a Bovolone. Due coltellate, due vite finite in brevissimo tempo. Nell’abitazione, molti medicinali tra psicofarmaci e fialette di calmanti e altro, a testimoniare i disturbi psichici di cui l’uomo soffriva da tempo. La madre, si è scoperto poi, era malata e anche la sorella aveva difficoltà a muoversi in seguito a un incidente stradale.

BORGHETTO DI VALEGGIO. Solo dieci giorni prima, un altro matricidio. A Borghetto, frazione di Valeggio sul Mincio, il 10 giugno 2009 Adriana Quaini, 70 anni, è stata uccisa a coltellate dal figlio Luca Rabbi, 39 anni, in un vortice di violenza e crudeltà dopo anni di conflitti familiari mai risolti. Aveva provato il padre, Bruno, a interrompere quella serie di coltellate, ma senza riuscirci, ed era stato colpito a sua volta, riportando varie ferite sulle braccia, protese disperatamente a fermare quel figlio. In quel momento, il trentanovenne forse non era più lui ma in balia di quegli orchi nascosti nella mente che non gli davano tregua.

Manuela Trevisani

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