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Racket dei mendicanti
«Venivano portati
anche fuori provincia»

Il pm Fabrizio Celenza
Il pm Fabrizio Celenza
Il pm Fabrizio Celenza
Il pm Fabrizio Celenza

Non solo a Verona, Strut Varga il sistema di sfruttamento di due disabili, un giovane privo di gambe che si muoveva su uno skateboard e un uomo con una gamba atrofizzata, lo attuava anche fuori città. In provincia ma anche a Trento, Salò, Sirmione e Vicenza.

Il vice commissario della polizia locale Massimo Pennella ieri mattina davanti alla Corte d’Assise presieduta da Sandro Sperandio ha ricostruito tutta l’indagine che portò, nel gennaio 2016, al fermo dell’uomo di 49 anni originario della Romania che viveva, insieme ai disabili sfruttati, in una casa abbandonata al Porto San Pancrazio. E rispondendo alle domande del pm della Distrettuale Fabrizio Celenza ha fornito il quadro che, grazie ad appostamenti e intercettazioni telefoniche, a osservazioni e pedinamenti era confluito nella richiesta di custodia cautelare per Varga. Perchè per lui le ipotesi di reato, quelle per le quali è a processo in Assise, sono riduzione in schiavitù e traffico di esseri umani.

Un processo celebrato senza l’imputato, sparito dal giorno in cui avrebbero dovuto notificargli il provvedimento che gli vieta di dimorare a Verona (questa la misura ritenuta idonea dal gip di Venezia a contrastare lo sfruttamento dei disabili) e senza una delle vittime, l’unica che denunciò Varga che attraverso la violenza e minaccia si faceva consegnare le elemosine raccolte dal giovane senza gambe e dall’uomo storpio. Denari che poi inviava alla moglie in Romania attraverso la Western Union.

«Nel 2013 ci avevano segnalato strani movimenti al Porto San Pancrazio, il servizio di osservazione è iniziato così», ha spiegato Pennella, «abbiamo poi notato che due disabili venivano portati in auto in varie zone della città, soprattutto nei mercati rionali, la persona che li accompagnava non scendeva ma li controllava a distanza. Li osservava costantemente».

Mercati settimanali al mattino in città e provincia e al pomeriggio in centro storico, a partire dal novembre 2014 il giovane sullo skateboard veniva fatto scendere dall’auto all’altezza di ponte Navi per poi dirigersi verso via Cappello. Tutto venne ripreso, i telefoni messi sotto intercettazioni e il quadro si completò giorno per giorno.

«Varga era monitorato, non risultava avere un lavoro eppure inviava denaro alla moglie in Romania». Dalle telefonate emerse che si faceva consegnare le elemosine dai due disabili, che probabilmente proprio per questo raccoglievano più denaro di altri. «Sempre lui faceva la spesa e si occupava di ogni cosa, 24 ore su 24», ha proseguito. «Uno dei due mendicanti, l’uomo con la gamba atrofizzata, in dicembre del 2014 venne a fare denuncia, raccontò quali fossero i rapporti con Varga». Ovvero che lo sfruttava dal 2006 e lo minacciava in continuazione, che gli consegnava tutto il ricavato della questua e che poteva tenere per se solo qualche spicciolo.

E a sostegno di ciò c’erano le conversazioni tra Varga e alcune donne in Romania nelle quali l’imputato non faceva mistero di utilizzare i disabili per la raccolta di denaro, spostati come oggetti. Accordi sulle somme di denaro (in media mandava 2.000 euro al mese in Romania) e poi una frase inquietante: «e chi lo sa che io li picchio per i soldi?». Ancora: «Se mi da 70 (euro probabilmente) al giorno va bene. Voglio fare 1.500-2.000 euro al mese».

Varga «enne intercettato anche mentre diceva ai complici che a Verona «si poteva lavorare». Chi lo denunciò, nonostante la rogatoria internazionale regolarmente notificata non si è presentato. Nel gennaio 2015, disse che Varga stava per tornare e che lo aveva minacciato. Da quel giorno è sparito.

La Corte ha acquisito le dichiarazioni rilasciate alla polizia municipale, ovvero la denuncia contro il suo sfruttatore. Il processo è stato aggiornato a novembre per la discussione. E con tutta probabilità la sentenza.F.M.

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