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Quinta lettera dalla Procura
E reclamo formale a Eurojust

I due autori della rapina mentre staccano i dipinti dal muro
I due autori della rapina mentre staccano i dipinti dal muro
I due autori della rapina mentre staccano i dipinti dal muro
I due autori della rapina mentre staccano i dipinti dal muro

È la quinta volta che la Procura scaligera indica le date dell’eventuale volo di Stato per il recupero delle 17 tele rubate il 19 novembre a Castelvecchio. E per la quinta volta il collega ucraino del pm Gennaro Ottaviano «tentenna».

L’ultima mail risale a ieri, ed è quella con cui il sostituto procuratore scaligero ha formalmente protestato per il ritardo e per la scarsa considerazione che la magistratura e il governo ucraini riservano ad uno dei passaggi fondamentali di questa vicenda: il rientro in Patria della refurtiva. Quelle tele che, pur essendo oggetto di rapina e quindi corpo di reato, sono state esposte in una mostra. E sono rimaste là. Una scusa dopo l’altra, dalla mancanza di atti (prima non richiesti ma poi regolarmente trasmessi dall’Italia in meno di 24 ore) alla necessità di avvalersi di esperti ucraini per accertare che si tratti proprio delle opere rubate nel museo scaligero. Come se l’expertise effettuata da Paola Marini non avesse valore.

Mancanza di rispetto e soprattutto un comportamento che il pm che ha coordinato le indagini, attivato la collaborazione con la polizia moldava e interessato Eurojust al fine di operare sotto l’egida dell’organismo creato proprio per favorire la collaborazione internazionale tra magistrature, ha deciso, sempre ieri, di stigmatizzare in una mail inviata all’unità di cooperazione che ha sede all’Aja.

Una lettera nella quale il dottor Ottaviano esprime doglianza «sul comportamento poco collaborativo e sulla mancanza di correttezza», dopo che sempre ieri Miroslava Krasnoborova, il trait d’union tra la procura generale militare di Kiev e i coordinatori europei, alla indicazione del 28 luglio quale data possibile per la consegna delle opere (la delegazione sarebbe poi ripartita da Kiev il 29) ha risposto che la «loro» expertise era appena terminata e che era necessario attendere ancora.

Ad un’ulteriore richiesta di chiarimenti la Krasnoborovasi è limitata a ribadire che «i tempi e le modalità del rientro delle tele saranno negoziate a livello politico e diplomatico». E tutta la vicenda assume tinte grottesche, poichè pare che il governo di Kiev debba essere certo che si tratti proprio delle nostre tele (chi altri potrebbe mai avere quel dipinto del Pisanello?). Tutto questo messo per iscritto, resterà agli atti di un’indagine conclusa in tempi rapidi e in maniera più che egregia ma che resta monca.

L’unica cosa certa, a questo punto, è la vicenda giudiziaria che interessa gli autori, i basisti e i fiancheggiatori della rapina del secolo. Tre indagati in carcere in Italia, altri tre ai domiciliari mentre in Moldavia, ai domiciliari, oltre a Vasile Mihailov (il capo del gruppo moldavo), c’è anche Igor Creciun, uno dei due uomini che materialmente staccò le opere all’interno del museo e che è stato individuato dopo il provvedimento di fermo.

Per entrambi la procura moldava ha impugnato il provvedimento di modifica della misura.

Fabiana Marcolini

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