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«Qui anche i bambini islamici sanno
che la religione non può essere odio»

Nella zona est di Borgo Roma c'è il più alto numero di studenti stranieri di tutta Verona. Le attività per l'integrazione e l'inclusione iniziano già da piccolissimi e quindi, bambini e ragazzi, hanno ormai sviluppato gli anticorpi per condannare con fermezza il terrorismo e la violenza che si manifestano in nome della religione.

Dopo i tragici attentati di Parigi del 13 novembre, durante tutta la settimana, le insegnanti di storia e italiano hanno affrontato in classe quanto accaduto, per una necessità di riflettere emersa anche dagli stessi studenti.

«Tra i bambini, anche quelli islamici, c'è una grande consapevolezza sul fatto che la religione non possa essere strumentalizzata per uccidere e seminare il terrore», dichiara il dirigente dell'Istituto Comprensivo 10 Domenico Luigi Bongiovanni. «Lavoriamo molto per fare in modo che i ragazzi che provengono da altre realtà e culture siano inclusi nel sistema delle leggi e dei valori italiani ed europei, facendo conoscere loro la costituzione e la cultura tipica del paese di accoglienza».

L'Ic 10, oltre a detenere il primato cittadino, stando alla statistica dell'Ufficio scolastico regionale pubblicata a giugno, è anche quarto nel Veneto (dove le scuole statali sono più di 600) per la percentuale di alunni iscritti non italiani. Complessivamente, i cinque plessi distribuiti sul territorio (la scuola dell'infanzia Aporti, le primarie Giuliari e De Amicis, la scuola in ospedale al Policlinico e le medie Meneghetti), sono frequentati da 810 bambini e ragazzi: di questi il 41,08 per cento arrivano soprattutto dal Marocco, dalla Romania e dal Ghana.

La scuola dell'infanzia Aporti, in via Volturno, passata da comunale a statale un paio di anni fa, ha il record assoluto: fra un centinaio di iscritti, ben 80 sono stranieri.

È evidente quindi la necessità di intervenire con sapienza e prontezza per agevolare al meglio la convivenza, non solo tra bimbi e ragazzini, ma anche tra i loro genitori.

«Lavoriamo su tre ambiti», riferisce il dirigente scolastico Domenico Luigi Bongiovanni, specificando subito quali siano: «Realizziamo corsi di lingua e di alfabetizzazione per rafforzare le competenze linguistiche con la Rete Tante Tinte. Grazie a una convenzione specifica con il Centro Studi per l'Immigrazione (Cestim) garantiamo un servizio permanente di tutoraggio per gli studenti più in difficoltà, e infine programmiamo azioni specifiche all'interno dei vari plessi per agevolare, già nel piano ordinario dell'offerta formativa, il rispetto e l'integrazione».

Prima della crisi economica, la presenza di studenti stranieri, già grandicelli, che ancora non conoscevano la lingua, era più frequente. Adesso si ha a che fare con molti bambini nati sì in Italia, ma che a casa parlano un'altra lingua e respirano un'altra cultura.

La sfida più grande resta quindi quella di agganciare i genitori e le famiglie alle spalle dei giovani studenti.

Continua Bongiovanni: «Proponiamo corsi di lingue per avvicinare soprattutto le mamme alla scuola, intesa come spazio di formazione, crescita e incontro. Per gli europei è più facile integrarsi subito, ma arabi e asiatici hanno tradizioni e riferimenti culturali molto diversi».

Negli organi collegiali e nei consigli d'Istituto i genitori stranieri sono ancora molto pochi e quindi si cerca di coinvolgerli il più possibile per favorirne la partecipazione alla vita scolastica.

Conclude Bongiovanni: «È fondamentale che ci sia un confronto tra la cultura di arrivo e quella di provenienza, per evitare che i ragazzi adottino modi di essere a scuola diversi da quelli domestici». E i «rimi risultati già si vedono. «Ci sono mamme che iscrivono bambini di fede islamica nel coro delle scuole primarie, perché imparino le canzoni natalizie tipiche della nostra tradizione e, anche se si tratta ancora di casi rari, c'è persino chi chiede che i figli non cattolici partecipino all'ora di religione».C.Bazz.

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