<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Questa riforma porterà
alla dittatura dei governi
Ed è anche illegittima»

Da destra Fantinati, Saurini, Businarolo e altri del Cinque Stelle
Da destra Fantinati, Saurini, Businarolo e altri del Cinque Stelle
Da destra Fantinati, Saurini, Businarolo e altri del Cinque Stelle
Da destra Fantinati, Saurini, Businarolo e altri del Cinque Stelle

È una riforma costituzionale legittima? «No, perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale». Produce semplificazione? «No. Moltiplica fino a dieci i procedimenti legislativi e incrementa la confusione». Supera il bicameralismo? «No. Lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e Regioni, tra Camera e nuovo Senato». Con queste e altri motivazioni, «Dieci ragioni per il No», il Movimento 5 Stelle affonda la riforma costituzionale su cui si andrà alle urne nel referendum del 4 dicembre. I «pentastellati» Francesca Businarolo e Mattia Fantinati, deputati, i consiglieri comunali di Verona Riccardo Saurini, di Bovolone Lorena Montagnoli, di Isola della Scala Alessandro Chesini e di Pescantina Samuele Braghetta, illustrano la loro posizione. «È una riforma su 47 dei 139 articoli della Costituzione, quindi tantissimi», dice la Businarolo, «ed è stata approvata a colpi di fiducia e di “canguri”. Castra i deputati, vincolandoli al leader di turno al Governo, non elimina il Senato, non toglie la diaria. In questa legislatura sono state promulgate 232 leggi, ma la maggior parte convertite in decreti legge. Si arriverebbe a una dittatura del Governo». Secondo il 5 Stelle la riforma non garantisce l’equilibrio fra i poteri, «perché mette gli organi di garanzia, come presidente della Repubblica e Corte costituzionale, in mano alla falsa maggioranza prodotta dal premio previsto dall’Italicum», e inoltre «non diminuisce i costi della politica, perché quelli del Senato sono ridotti solo di un quinto e per ottenere l’obiettivo sarebbe stato meglio dimezzare i deputati».

E ancora, per il M5S, la riforma «non amplia la partecipazione diretta dei cittadini, perché triplica da 50mila e 150mila le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare». Fantinati contesta poi il Senato fatto di consiglieri regionali e sindaci e il fatto che «a questi sarà anche data l’immunità parlamentare. Quindi avremo consiglieri regionali/senatori con immunità e altri senza. In ogni caso, l’immunità parlamentare andrebbe tolta, come andrebbe impedito, in Parlamento, il cambio di casacca degli eletti, che magari poi formano gruppi con altri parlamentari che non rappresentano chi li ha eletti». Anche Lorena Montagnoli contesta sottolinea il tema dell’immunità, oltre «all’impossibilità per sindaci e consiglieri regionali di svolgere anche il ruolo di senatori». Chesini annuncia l’iniziativa del 27 ottobre a Isola della Scala, con il giornalista e blogger Piero Ricca e Manuel Brusco, consigliere regionale del M5S, mentre Braghetta quella di Pescantina, del 28 ottobre, con Gianfranco Pasquino, professore di Scienze politiche. Saurini: «Questa riforma è fatta per il No».E.G.

Suggerimenti