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«Quei seicentomila euro vanno spesi meglio»

«Duecentomila mila euro annui stanziati, per il prossimo triennio, per la 'rettificazione del sesso', finanziati con i soldi dei cittadini veneti, attingendo dal Fondo Sanitario Regionale: una scelta incomprensibile e che non condividiamo, perché toglie risorse alle vere emergenze sanitarie dei veneti. Davvero un brutto scivolone, questo, dell’assessore regionale Coletto. Chiediamo a Zaia di rivedere questa scelta». La richiesta, affidata a una nota congiunta, è dei consiglieri regionali del Centro Destra Veneto/Autonomia e Libertà Stefano Casali, Andrea Bassi e Fabiano Barbisan , «condivisa da Stefano Valdegamberi (Gruppo Misto)». «Come riporta il comunicato stampa della Giunta regionale - spiegano i consiglieri - è stato individuato il policlinico privato convenzionato di Abano Terme (Padova) quale centro di riferimento regionale per i disturbi dell’identità di genere. I soldi pubblici della Sanità vadano, invece, a risolvere le vere emergenze dei veneti. Nessuno discute la libertà di un individuo di cambiare sesso, però questo non avvenga con l'utilizzo di fondi pubblici. Chi ha queste necessità se le paghi privatamente, senza che siano finanziate dai contribuenti. E se qualcuno non ha le risorse per autofinanziarsi, può sempre chiedere un prestito agli istituti di credito». «Anche perché stiamo affrontando molti problemi in fase di chiusura di bilancio di previsione 2018 per la mancanza di fondi» concludono i tre consiglieri.

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