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Quadri, si sblocca il pasticcio internazionale

Poroshenko e Tosi durante la visita del sindaco a Kiev. I quadri torneranno fra settembre e ottobre
Poroshenko e Tosi durante la visita del sindaco a Kiev. I quadri torneranno fra settembre e ottobre
Poroshenko e Tosi durante la visita del sindaco a Kiev. I quadri torneranno fra settembre e ottobre
Poroshenko e Tosi durante la visita del sindaco a Kiev. I quadri torneranno fra settembre e ottobre

I 17 dipinti del museo di Castelvecchio saranno restituiti all’Italia «in tempi brevi». A dirlo è Pavlo Klimkin, ministro degli Esteri dell’Ucraina, Paese nel quale i quadri, rubati da banditi armati nel museo veronese il 19 novembre, sono stati ritrovati il 6 maggio. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, secondo quanto ci ha riferito la Farnesina, ha telefonato al collega ucraino per avere rassicurazioni dopo i timori, di cui ha scritto il nostro giornale, circa un’eventuale richiesta di una contropartita da parte di Kiev. Da parte sua, il ministro Klimkin ha assicurato che «nessuno mette in discussione la loro restituzione». E le modalità di rientro, sottolineano alla Farnesina, saranno concordate dalle due Cancellerie. Con ogni probabilità, secondo quanto ha poi detto il sottosegretario al ministero degli Esteri Enzo Amendola al deputato veronese del Pd Vincenzo D’Arienzio, a portare i quadri in Italia sarà il presidente ucraino in persona durante una visita ufficiale a Roma.

D’Arienzo, che aveva lanciato l’allarme sulle reali intenzioni del presidente Poroshenko dopo che l’Arena aveva denunciato il “pasticcio internazionale“ sul caso, afferma, sulla scorta di quanto gli ha detto Amendola, che «è in corso di organizzazione la visita nel nostro Paese di Poroshenko, durante la quale i quadri saranno restituiti a Verona e, quindi, all’Italia». Questa visita ufficiale, aggiunge il deputato che sul caso ha anche presentato un’interrogazione parlamentare al premier Matteo Renzi, «dovrebbe tenersi tra settembre e ottobre prossimi, se non emergono altre priorità».

Per ottenere la restituzione dei quadri, a fine estate, dopo lo stillicidio di promesse mai mantenute al sindaco Flavio Tosi, entra quindi direttamente in campo il governo italiano. Quanto emerge dalla Farnesina è quindi la conferma che il rientro dei quadri non è una semplice questione tecnica. Per Kiev sarà infatti l’occasione per uscire dall’isolamento in cui si trova a causa del conflitto interno con le minoranze russofone.

Intanto, con una lettera all’Arena, l’ambasciatore d’Ucraina a Roma Yevhen Perelygin, che la scorsa settimana era stato sollecitato dal sindaco Tosi a sbloccare la pratica, informa che «la questione della restituzione degli oggetti d’arte è stato sempre, nello spazio europeo, un percorso abbastanza complesso, tenendo anche conto che l’Ucraina e l’Italia stanno affrontando per la prima volta una tale situazione». Tuttavia, l’ambasciatore di Kiev assicura che «gli organi competenti ucraini stanno terminando le ultime procedure necessarie per concludere l’iter previsto dalla legislazione nazionale». Quanto alla data di restituzione, Perelygin afferma che la si sta individuando «in collaborazione con gli uffici rispettivi del nostro presidente Petro Poroshenko, del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del sindaco di Verona Flavio Tosi. Da parte nostra», conclude, «assicuriamo che l’Ucraina sta facendo tutto il necessario per far ritornare i quadri al loro posto».

Si riaccendono anche le polemiche sul conferimento della cittadinanza onoraria a Poroshenko. Il Coordinamento Ucraina antifascista, che aveva già manifestato davanti a Palazzo Barbieri, ha promosso un appello al presidente Sergio Mattarella, chiedendone la revoca, poiché «offende il senso profondo della giustizia e del rispetto dei diritti umani universali».

Nella vicenda interviene infine Michele Croce, candidato sindaco di Verona Pulita. «Esattamente un mese fa», ricorda, «abbiamo scritto al Governo chiedendo di attivare ogni canale diplomatico perché sul rientro dei nostri quadri pendiamo dalla labbra di un controverso uomo politico che si prende gioco di Verona dispensando inutili promesse».

Enrico Santi

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