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EMERGENZA. Anche diversi adulti educatori veronesi a Venezia per il corso formativo finalizzato a preparare volontari

Protezione civile
anche gli scout
sono operativi

I cinquanta capi dell’Agesci al corso di formazione sulla Protezione civile svoltosi a Venezia, ai Frari
I cinquanta capi dell’Agesci al corso di formazione sulla Protezione civile svoltosi a Venezia, ai Frari
I cinquanta capi dell’Agesci al corso di formazione sulla Protezione civile svoltosi a Venezia, ai Frari
I cinquanta capi dell’Agesci al corso di formazione sulla Protezione civile svoltosi a Venezia, ai Frari

VENEZIA Si preparano...a essere pronti. Per lavorare in una centrale operativa, insieme a professionisti e ad altri volontari, quando scatta un’emergenza per un terremoto o un’alluvione. Sostegno pratico, come raccogliere dati per la stima dei danni, o per allestire una tendopoli. Ma anche vicinanza alle popolazioni colpite da lutti e distruzioni. Gli scout dell’Agesci affinano le loro competenze tecniche nel settore della Protezione civile, formando capi adulti da inserire nelle squadre. «Nella nostra regione abbiamo già un centinaio di capi operativi per l’emergenza, su una base di circa ottocento formati», spiega Enrico Bonato, veronese di San Bonifacio, responsabile per l’Agesci Veneto del Settore Protezione civile. Lo dice al corso di formazione di tre giorni nel patronato della parrocchia di Santa Maria Gloriosa dei Frari, con cinquanta capi in maggioranza veneti, compresi alcuni di Verona, ma anche da Toscana, Lombardia, Abruzzo, Lazio, Campania. Presente il responsabile dell’Agesci Veneto Mauro Montagner, di Iesolo (Venezia). «Siamo al servizio della sala operativa del Corem, il Coordinamento regionale emergenza, a Mestre», prosegue Bonato, insieme a Luca Piai, di Conegliano (Treviso). «Il servizio è coordinato dalla Regione Veneto». Gli scout veneti dell’Agesci, ramo cattolico dello scautismo, sono tra l’altro intervenuti, con la Regione, in occasione del terremoto delle Marche di due anni fa. L’Agesci - circa 180mila soci in tutta Italia, di cui 24mila circa in Veneto - è un’associazione educativa che forma bambini, ragazzi e giovani, in tre fasce di età dagli otto ai 20 anni, con attività manuali, campeggi, escursioni, insegnando a stare in gruppo. L’obiettivo - come per il Cngei, l’associazione laica - è formare buoni cittadini. Nell’età dai 17 ai 20 anni le ragazze e ragazzi svolgono anche un servizio a persone in difficoltà. A svolgere l’attività di protezione civile scout oggi sono i capi adulti, anche se si punta a creare anche nei giovani una sensibilità verso quest’opera. Ma quali sono il ruolo e i compiti dell’Agesci nelle emergenze? Il Protocollo operativo per attività di Protezione civile - incluso nel Regolamento dell’Agesci - dice che essi sono individuabili “in quegli ambiti in cui c’è un chiaro riferimento e attenzione alla persona, con particolare riguardo alle esigenze dei più vulnerabili (bambini, ragazzi, anziani...)”. Tra i compiti il Protocollo individua l’aiuto “nell’installazione e nella gestione organizzativa di tendopoli e aree di accoglienza in genere”, nel “censimento della popolazione e delle sue specifiche esigenze”, e «nell’informazione alla popolazione (sia in fase preventiva sia conseguente a un evento). E poi, come detto, l’affiancamento e il supporto organizzativo alle strutture di coordinamento per gestire le segreterie, come il Corem nel caso del Veneto. È un impegno che viene da lontano, per gli scout, quello del soccorso in caso di calamità, come emerso in una sessione del corso in cui è stato presentato il libro Gli scout nell’emergenza. Verona e la nascita della Protezione civile in Italia, edito del Centro studi sul metodo scout Luigi Brentegani, con sede a Verona, presieduto da Luca Antonioli. Il volume - da cui è nata anche una mostra fotografica - racconta la genesi - e l’esperienza veronese - della Protezione civile, nata negli anni ’60 da un’intesa tra Ministero dell’Interno, con prefetture e Vigili del Fuoco, e gli scout, in pista nel formare volontari ausiliari. Sono «gli uomini e le donne, non la gente», nel cuore degli scout. Ed ecco la testimonianza di Giammario Borri, professore universitario, di San Severino Marche (Macerata), con il suo libro La rosa del mio giardino, che racconta il dramma del terremoto del 2016 nelle Marche. Ma soprattutto è un inno alla speranza, alla vita, per ricominciare dopo le distruzioni e i morti. Grazie al proprio coraggio, ma anche a mani e cuori amici come quelli degli scout, come ha detto al telefono ai corsisti anche Onorato Corbelli, sindaco di Montemonaco (Ascoli Piceno). Ricordando, lui, il lavoro degli scout nell’assistere la popolazione dopo il sisma delle Marche. E la fatica della ricostruzione a causa della burocrazia opprimente. Per gli scout l’Estote Parati, il «Siate preparati», motto del fondatore Baden-Powell, è ancora un motore di spirito civico e di solidarietà. Che non fa rumore. Ma c’è. •

Enrico Giardini

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