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DEGRADO NELLE PERIFERIE

Prostituzione
e furti: protesta
nei quartieri

Carabinieri in piazzale Olimpia (Marchiori)
Carabinieri in piazzale Olimpia (Marchiori)
Carabinieri in piazzale Olimpia (Marchiori)
Carabinieri in piazzale Olimpia (Marchiori)

«Cosa dovremo fare, le ronde?». L’esasperazione si mischia alla rassegnazione nei commenti degli abitanti, dei negozianti, dei semplici cittadini. È piena estate, ma la malavita non va in vacanza. Furti in abitazioni e garage che spesso la gente nemmeno denuncia: «Tanto non cambia niente», è il parere di molti. Una fitta serie di rapine negli ultimi mesi. Vandalismo.

E poi, concentrata in alcune zone, la presenza costante di «prostitute, protettori, spacciatori: ce li abbiamo sempre sotto casa», ribadisce Giuseppe Gallo, che abita in zona Porta Nuova.

Dalla stazione al Chievo, dalla Croce Bianca al Saval. Sono i quartieri a ovest della città, ma questi racconti combaciano con la realtà di quasi tutta la periferia. I cittadini chiedono telecamere di videosorveglianza, più forze dell’ordine sul territorio, possibilmente il ritorno del poliziotto di quartiere. Una figura che, finché c’era, infondeva un senso di maggiore sicurezza.

Al Saval, recentemente è avvenuta una tentata rapina all’Eurospin di Corte Pancaldo, dove due malviventi hanno puntato il coltello contro la cassiera. Il colpo è andato a segno, invece, alla farmacia di via Da Mosto.

«Le pattuglie girano. Ma comunque alla sera, quando chiudiamo, qui in giro non c’è nessuno. E nei giardini, sia davanti sia dietro, restano i senzatetto», spiega una dipendente del supermercato. Davanti all’ingresso, un mendicante chiede l’elemosina a ogni cliente.

All’A&O di via Marin Faliero, il responsabile Alessandro T. racconta: «È da cinque anni che sono qui. Abbiamo subito due rapine, una volta con il coltello, la seconda con un bastone. Inevitabilmente si è sul chi va là. Prima lavoravo in Borgo Venezia e la situazione mi sembrava migliore, anche perché c’era il carabiniere di quartiere. Ma penso che ormai il servizio sia stato tolto ovunque».

«Si respira un’aria di degrado, di mancanza di controllo», dice l’edicolante accanto. «Pochi giorni fa una banda di bulletti ha fatto una grande scritta con lo spray sul muro qui fuori. Ai passanti che li rimproveravano rispondevano: “Fatevi i fatti vostri». Rimpiangiamo il poliziotto di quartiere».

Croce Bianca. Anche qui nelle scorse settimane si sono succedute una tentata rapina a un bar in via Don Trevisani e un’altra, riuscita, alla farmacia della stessa via. Il tabaccaio Fiorenzo è quasi «abituato», per modo di dire: «Sono stato rapinato cinque volte, spesso con la pistola puntata contro. Controlli non ne vedo. L’unico rimedio è non pensarci. Siamo categorie a rischio. Eppure, noi negozianti di via Croce Bianca, avevamo chiesto l’installazione di telecamere. Anche perché nel parcheggio qui davanti succede spesso che vengano rotti i finestrini alle auto. In fondo, questa è la principale strada d’accesso a ovest di Verona, la videosorveglianza avrebbe molte utilità. Invece niente».

A Chievo, le rapine alla farmacia sono state addirittura tre nel giro di poco tempo. Le dipendenti sono tanto stanche che non vorrebbero più parlarne: «Il sollievo è che la polizia è riuscita ad arrestare i responsabili», dicono. «Solo donne in un negozio di un quartiere defilato: siamo state prede facili».

«Forze dell’ordine ne vedo poche. Telecamere non ce ne sono», osserva l’edicolante Alessandro Lonighi. «Quando entra un cliente con il casco, o con il berretto calato sugli occhi, ho sempre paura che sia un rapinatore».

Lorenza Costantino

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