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«Politici, basta con slogan e paure»

I tabelloni per la propaganda senza manifesti: in vista delle voto del 4 marzo la campagna elettorale sinora non è mai davvero decollata
I tabelloni per la propaganda senza manifesti: in vista delle voto del 4 marzo la campagna elettorale sinora non è mai davvero decollata
I tabelloni per la propaganda senza manifesti: in vista delle voto del 4 marzo la campagna elettorale sinora non è mai davvero decollata
I tabelloni per la propaganda senza manifesti: in vista delle voto del 4 marzo la campagna elettorale sinora non è mai davvero decollata

Nel grigiore di questa campagna per le elezioni politiche del 4 marzo fa breccia una fiammata di cattolici veronesi nei confronti di candidati e partiti: basta parlare alla pancia. Date risposte su lavoro, scuola e formazione, giovani, povertà. Quindi famiglie e futuro. Temi più spinosi come le unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso, o il “fine vita”? Non vengono nemmeno citati da preti e laici intervistati da L’Arena per esprimere richieste ai futuri governanti. Così, se il leader del Pd Matteo Renzi ha detto a parrocchie e associazioni che “il centrodestra non è trazione moderata”, e dall’Udc gli è stato risposto “parla proprio lui, che è stato l’estremista delle unioni civili e del biotestamento”, nel tessuto ecclesiale si bada al sodo. Tutto questo senza nascondere l’esistenza di un certo disorientamento. Come quello manifestato dal vescovo Giuseppe Zenti quasi un mese fa: «Sono disorientato, perché nessuno pensa ai veri problemi del Paese», ha detto, ammettendo poi: «Non so per chi votare». COMUNQUE dal direttore della Caritas diocesana monsignor Giuliano Ceschi arriva un invito a non alzare i toni. «Se si cavalcano le paure sulla sicurezza e si parla alla pancia della gente non ne usciamo», dice Ceschi. «Il tema dell’immigrazione va gestito a livello europeo; diversamente l’Italia farà sempre fatica». Che cosa allora chiedere alla politica? «Un impegno sempre maggiore per le famiglie, a cominciare da quelle povere, per il lavoro, per una sanità decente. Noi vediamo tutti i giorni quanti fanno fatica ad andare avanti. L’auspicio è che si superino le divisioni, nell’interesse di questa gente». Già, ma lo scenario politico già molto frazionato - e destinato, almeno come pare ora, a restare tale anche dopo il voto, con centrodestra, centrosinistra e 5 Stelle che non riuscirebbero a governare - non rende facili le convergenze. Ecco perché Italo Sandrini, avvocato, presidente provinciale delle Acli, dice che «serve una classe politica dalla forte connotazione valoriale, dalla spinta etica e penso a uomini come Giorgio La Pira. Normalmente io, come Acli, ma anche dirigenti di altre associazioni cattoliche, veniamo contattati prima del voto per sostenere questo o quel partito, ma io dico: dateci progetti, puntate in alto». GIÀ: PROMESSE, formule. Dal Terzo settore il Banco Alimentare - affiliato alla Compagnia delle Opere, che si ispira a Comunione e Liberazione pur avendo piena autonomia - lancia con Adele Biondani, imprenditrice, presidente del Banco Alimentare del Veneto, un allarme: «Sta crescendo la povertà giovanile e questo crea la difficoltà a formare famiglie e a pensare di avere figli. Il lavoro e l’assistenza familiare è dunque la prima emergenza». La politica è concorde sulle diagnosi, ma è spaccata sulle cure. Il Banco Alimentare del Veneto distribuisce oltre cinquemila tonnellate di cibo all’anno a 485 associazioni attive sul territorio per preparare pasti ai poveri. In Veneto 103mila pasti. «Ecco, un altro appello è al dialogo. Con i principali attori nella lotta allo spreco alimentare e alla fame, al tavolo con noi, con associazioni e governo, nell’applicare la politica comunitaria europea, il dialogo c’è, pur partendo da punti di vista diversi. Sarebbe bello che anche in politica si facesse così». Basta dunque, dice don Roberto Vinco, parroco di San Niccolò all’Arena e per tanti anni professore di religione al liceo Maffei, «con il cavalcare paure sull’immigrazione. La politica si occupi anzitutto dei giovani, speranza per il nostro Paese, per dare loro un futuro. E poi di famiglie in cui un genitore, magari a cinquant’anni come tanti che vengono da me, perde il lavoro e non ce la fa a ricollocarsi. Queste sono le vere emergenze». QUINDI, dice Guido Facciolo, presidente della Compagnie delle Opere di Verona - un centinaio di imprese associate - «s’investa di più sulle politiche attive del lavoro, come si era cominciato con Marco Biagi, puntando molto sulla formazione e l’aggiornamento. E poi avanti con il programma Industria 4.0, che già ha portati risultati, puntando molto su ricerca e innovazione e facilitando le piccole e medie imprese, anche con agevolazioni fiscali». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Enrico Giardini

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