<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
SANITÀ

Pochi medici
di famiglia
«È un’emergenza»

Medico di famiglia visita un piccolo paziente
Medico di famiglia visita un piccolo paziente
Medico di famiglia visita un piccolo paziente
Medico di famiglia visita un piccolo paziente

L’equilibrio precario della medicina di base. Basta il venir meno di un medico per minare il diritto alla salute di un intero quartiere. Con conseguenti inevitabili proteste di centinaia di persone.

Le cause? Stiamo scivolando verso la penuria dei medici di famiglia. Sul territorio dell’Ulss20, che comprende la città, la Lessinia orientale e l’Est veronese, se ne contano 310 a fronte di circa 400mila abitanti, al netto della popolazione in età pediatrica. Il rapporto attuale, dunque, è di un medico di base per 1.300 assistiti: faticoso, anche se tollerato. L’equilibrio ottimale sarebbe di uno a mille; il limite massimo è di uno a 1.500; la media italiana di uno a 1.150.

I PROBLEMI. Ma ad accorciare ulteriormente la coperta spesso ci si mette una dislocazione inefficace degli ambulatori. Affitto e utenze sono a carico dei dottori, che possono così decidere di chiudere i battenti quando non hanno più la convenienza economica di coprire una zona.

Spiega Lorenzo Adami, segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg): «In un futuro non lontano dovremo fare i conti con la carenza dei medici di base. Ma oggi c’è anche un altro problema. Tenere aperti più ambulatori, per un dottore, significa moltiplicare le spese a fronte di un unico introito. Al contrario del medico ospedaliero o divisionale, che non paga nulla, il medico di base deve sborsare per affitto e utenze. Si dice che guadagniamo molto, ma il nostro stipendio si dimezza. Quindi i medici di famiglia tendono ad aggregarsi per risparmiare».

«Un conto, però, è chiudere l’ambulatorio minore e spostarsi a mezzo chilometro di distanza. Un altro conto è cambiare completamente quartiere, mettendo in difficoltà i pazienti, soprattutto quelli con ridotta mobilità», precisa Adami.

Che fare? «A quel punto, dovrebbero subentrare l’Ulss e il Comune, concedendo ambulatori pubblici in comodato d’uso gratuito o a canone agevolato in modo che il medico rimanga».

BORGO NUOVO. In città ci sono almeno due casi ostici di vecchia data. Uno sembrerebbe in fase di risoluzione. Dopo più di un anno e una raccolta firme promossa dal Pd, a Borgo Nuovo tornerà il medico di famiglia. Lo assicura l’Ulss 20, lo conferma la terza circoscrizione. Ma non c’è ancora una data certa. Si è alla ricerca dell’ambulatorio in cui il dottore riceverà i pazienti. Spiega Massimo Paci, presidente della Terza: «Lo spazio adatto l’avremmo già individuato. Si trova all’interno del Centro d’incontro in via Licata, di proprietà dell’Agec e gestito dall’Istituto Assistenza Anziani. Perciò», chiarisce, «stiamo dialogando con la dirigente dell’Ulss 20 Pia Poppini e con la presidente dell’Iaa, Anna Maria Leone, per definire l’insediamento».

Dopo il decesso di un dottore, e il trasferimento dell’altro nel quartiere Navigatori, il Villaggio (13mila abitanti) è rimasto scoperto. Il medico di famiglia che dovrebbe arrivare, anzi ritornare, è Heshmatollah Mehrabi. La situazione si è smossa quando Federico Benini, capogruppo del Pd, si è fatto promotore di una raccolta firme cui hanno aderito in poco tempo oltre 500 abitanti. «Riottenere il medico sarà un grande risultato per Borgo Nuovo», commenta, «visto che oggi i residenti devono recarsi in altri quartieri».

PARONA. Più lontano dal lieto fine il caso di Parona (4mila abitanti). Il malcontento si trascina da un paio d’anni. Come scrive a L’Arena il residente Bruno Butturini: «A Parona c’erano tre medici, oggi uno solo in Largo Stazione Vecchia. Gli abitanti, di cui molti anziani, devono fare il diavolo a quattro per qualche prescrizione».

A fine dicembre 2014, infatti, il dottor Luigi Damasco ha chiuso il suo ambulatorio secondario, non più a norma, cui facevano riferimento 400 pazienti, per prestare servizio solo allo Stadio. Inutilmente era stata effettuata una raccolta firme.

Com’è andata a finire? Al contrario di Borgo Nuovo, a Parona c’è lo spazio ma non si trova il dottore. Il presidente della Seconda, Filippo Grigolini, spiega: «Possiamo concedere, ad affitto agevolato, alcuni locali all’interno dell’edificio Agec in piazza Mercato Vecchio. Il “bacino” dei pazienti conta almeno 500 persone, ma potrebbero essere ancora di più. Siamo in stretto contatto con l’Ulss. Non abbiamo ancora trovato, però, un medico disponibile a venire a Parona».

Suggerimenti