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Piazza della Loggia, riconosciuto
il veronese all’epoca minorenne

Una foto scattata dopo la strage. Nella foto il ragazzino che potrebbe essere Toffaloni
Una foto scattata dopo la strage. Nella foto il ragazzino che potrebbe essere Toffaloni
Una foto scattata dopo la strage. Nella foto il ragazzino che potrebbe essere Toffaloni
Una foto scattata dopo la strage. Nella foto il ragazzino che potrebbe essere Toffaloni

Riparte da Verona e da alcune fotografie un nuovo filone di inchiesta sulla strage di Piazza della Loggia avvenuta a Brescia il 28 maggio 1974, quella bomba che causò otto morti e oltre un centinaio di feriti. E tra le immagini che ritraggono Marco Toffaloni, studente scaligero di 17 anni che all’epoca frequentava il Fracastoro, legato alla Destra e che Giampaolo Stimamiglio definì avere avuto «un ruolo non marginale», e quella di un giovane immortalato a Brescia nell’immediatezza della strage, il livello di probabilità che si tratti della medesima persona è molto alto, per i periti i livelli di compatibilità arrivano al 92%.

È quanto emerso dalla relazione dei periti incaricati dal procuratore capo dei Minori di Brescia, Emma Avezzù, Saverio Paolino e Vincenzo Nobile, illustrata ieri nel corso dell’incidente probatorio effettuato su alcune delle fotografie dell’indagato dell’epoca raffrontate con quella scattata subito dopo l’esplosione dell’ordigno in piazza della Loggia. Quel giovane di allora ora è un uomo di 59 anni che vive in Svizzera e che attualmente è indagato dalla Procura dei minori di Brescia per concorso in strage, è stato sentito per rogatoria a Berna nella primavera dello scorso anno, con l’assistenza di un difensore, alla presenza anche di un magistrato italiano e del Ros.

In quella occasione non rispose, i carabinieri avevano comunque già eseguito perquisizioni al Fracastoro (per visionare i registri degli studenti iscritti tra il 1972 e il 1975), oltre che a Padova e Bologna. In seguito, avevano anche acquisito diverse fotografie, quelle analizzate dai due esperti che ieri hanno depositato l’elaborato al termine dell’udienza che si è svolta con tutte le garanzie (e quindi alla presenza dei legali), relazione che in vista di un eventuale processo avrà il valore di prova. E ieri davanti al gip del tribunale dei Minori di Brescia alcune immagini della mattina in cui la bomba esplose durante un comizio sindacale sono state comparate con quelle sequestrate nei mesi scorsi nell’abitazione dei genitori di Toffaloni. Solo per una si abbassa il livello di probabilità, ma per tutte le altre il soggetto «è stato identificato».

Fu il collaboratore di giustizia Giampaolo Stimaniglio a riferire agli investigatori che la mattina del 28 maggio 1974 Toffaloni era presente a Brescia. Disse di aver raccolto una sua confidenza circa «il ruolo non marginale».

«Quello emerso oggi è un elemento che sicuramente conforta la tesi dell’accusa», ha detto il procuratore dei minori di Brescia Emma Avezzù, «Se ci saranno altri elementi, come noi pensiamo, saremo motivati ad andare avanti e non archiviare». In realtà l’ipotesi di reato contestata al «minore» Toffaloni si prescrive in vent’anni, e quindi il fascicolo potrebbe non sopravvivere.

In ordine di tempo si tratta dell’ultima «pista» veronese per la strage del 1974 ma nel 1997 fu Maurizio Tramonte («fonte Tritone») condannato all’ergastolo insieme al medico veneziano Carlo Maria Maggi nel processo d’appello bis proprio per la strage di piazza della Loggia, a parlare di un attentato in Arena, in piena stagione lirica, sempre nel 1974. Un attentato che avrebbe dovuto rientrare in una logica di tensione da attuare pochi mesi dopo e a piazzare l’ordigno avrebbe dovuto essere Ermanno Buzzi (condannato in prima battuta all’ergastolo per piazza della Loggia, poi ucciso in carcere da Concutelli e Tuti nel 1981, e prosciolto post mortem). Questo e poi quanto raccontò Carlo Digilio, noto con il nome di «zio Otto», su Soffiati e via Stella (poi smentito). Ora Verona ritorna nello scenario della strage.F.M.

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