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«Per noi in fabbrica era il Baffo»

Ahmed Fdil, il «clochard gentile» com'era stato ribattezzato, non è sempre stato un senzatetto. Arrivato dal Marocco nel 1990, aveva iniziato a lavorare come operaio specializzato. Molti ex colleghi lo ricordano, come Alessandro Finotti, che per 5-6 anni ha lavorato con lui al gruppo Giona, azienda specializzata nella produzione di scaldabagni. «Lo chiamavamo il “Baffo”: era simpatico, scherzava, ed era una persona capace di stare al proprio posto», racconta Finotti, «ricordo che non sapeva scrivere: quando gli porgevo dei documenti da firmare, metteva sempre una x». Poi è arrivata la crisi, che ha portato al licenziamento di molti operai, tra cui anche Ahmed. «Col tempo si è buttato giù moralmente e si è lasciato andare, iniziando a vivere come senzatetto, ma sono sicuro che non ha mai dato fastidio a nessuno», prosegue l'ex collega. «In dicembre ho saputo che era morto è mi è dispiaciuto molto: quando poi ho letto che non è stato un incidente, non riuscivo a crederci. Sono notizie che lasciano senza parole». M.TR.

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