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GIANNI DAL MORO, deputato del PD

«Per le Comunali '17 una grande lista civica»

Gianni Dal Moro, 57 anni, deputato veronese del Pd
Gianni Dal Moro, 57 anni, deputato veronese del Pd
Gianni Dal Moro, 57 anni, deputato veronese del Pd
Gianni Dal Moro, 57 anni, deputato veronese del Pd

Una grande lista civica per le elezioni comunali di Verona nel 2017. È la proposta politica di Gianni Dal Moro, 57 anni, deputato del Pd. Il centrosinistra, in testa il Pd, ora all'opposizione, studia le mosse. Per ribaltare uno scenario immutato, a Verona, da un ventennio: circa due terzi dei voti al centrodestra, un terzo scarso al centrosinistra.

Onorevole Dal Moro, con chi vi alleerete alle prossime elezioni comunali?
Dobbiamo aggregare attorno a un progetto e a una squadra, aprendoci al contributo di professionalità, intelligenze, reti della società civile che intendano rilanciare il ruolo di Verona. Accordi tra ceto politico hanno esaurito il proprio tempo: dobbiamo rivolgerci direttamente ai cittadini veronesi.

Ciò ricorda il modello che fece vincere Zanotto nel 2002.
Abbiamo bisogno, oltre al Pd, di una grande lista civica che si rivolga ai cittadini che si aspettavano di più dai partiti tradizionali, ai delusi dalla politica, che non vanno più a votare. Dobbiamo convincerli con un progetto chiaro per la Verona del domani, con proposte forti e innovative che diano voce ai vari pezzi della città.

Ma il Pd rivendicherà il candidato sindaco, poi?
Il Pd si assuma il ruolo guida di una "grande Verona", senza pensare però di esserne il proprietario. Il candidato sindaco non necessariamente dovrà essere del Pd. L'importante è che sia in grado di raccogliere un largo consenso oltre il Pd.

In che modo e dove?
Principalmente guardando verso l'elettorato moderato e del non voto.

Farete le primarie, per il candidato sindaco? Alcune esperienze si sono dimostrate negative per il Pd. A volte il candidato che vince le primarie non sempre è quello che allarga di più il consenso nella competizione vera.
Le primarie sono uno strumento importante per il Pd, ma prima viene la politica. Noi quando abbiamo vinto a Verona abbiamo incrociato due variabili importanti: la spaccatura del centrodestra e la spinta di una lista civica del nostro candidato, Paolo Zanotto, a cui i partiti di centrosinistra riconobbero la guida della sfida.

E se queste condizioni non dovessero ripetersi?
Se non troveremo la sintesi per noi ci saranno le primarie, ma alla fine di un percorso e da condividere con altri. Senza imporle.

A Verona per il centrosinistra è dura, però. Strategie?
Una sinistra chiusa nelle sue strategie non vincerà mai a Verona e nel Veneto. A Verona si può vincere partendo dai nostri valori riformisti, difendendo lavoratori dipendenti ma anche imprese, artigiani, liberi professionisti, agricoltori, partite Iva, giovani in cerca di occupazione di qualità.

Negli ultimi tempi il Pd veronese è apparso diviso tra una linea meno intransigente rispetto a Tosi e una più combattiva. Lei dove sta?
Noi non possiamo che essere alternativi a questa Amministrazione: questa è la funzione di una forza di opposizione. Semmai la discussione sta su come interpretare questo ruolo, per non essere schiacciati solo sul partito del no. Serve una proposta alternativa. Ma questo è compito del partito.

Su traforo e Ikea vi siete divisi, però.
Dobbiamo presentare un'idea di città alternativa. Poca ideologia, tanta concretezza. Un esempio? Diciamo stop ai centri commerciali e invece sosteniamo i negozi di prossimità e qualità e le botteghe artigianali. Ma per essere credibili dobbiamo presentare un piano del commercio e allora saranno gli altri a discutere delle nostre proposte.

Enrico Giardini

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