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Palla molotov al Chievo
Si cerca il «destinatario»

L’inizio di piazza Chievo dove è avvenuto l’attentato
L’inizio di piazza Chievo dove è avvenuto l’attentato
L’inizio di piazza Chievo dove è avvenuto l’attentato
L’inizio di piazza Chievo dove è avvenuto l’attentato

Una «palla» molotov lanciata da un uomo in scooter tra il kebab di piazza Chievo e lo store della squadra di calcio che porta il nome della frazione della Diga. Sull’episodio, sconcertante, sta indagando la Digos ma se parrebbe azzardato ipotizzare un’azione intimidatoria nei confronti del proprietario del kebab la Procura non esclude che il gesto fosse rivolto al negozio che vede maglie e gadget del Chievo.

Quel che comunque è certo è che i gestori dell’esercizio, due cittadini pakistano, non hanno mai ricevuto minacce o intimidazioni, non sarebbero stati oggetto di pressioni e mai nessuno si sarebbe comportato con loro in modo tale da far temere ritorsioni.

L’altra notte, stando a quanto affermato dai testimoni, verso mezzanotte è arrivato un giovane in scooter all’incrocio tra via aeroporto Berardi e, appunto, piazza Chievo. Mentre i titolari erano all’interno del kebab un avventore era seduto all’esterno, sul gradino. Il motociclista, dopo essersi fermato qualche secondo ad armeggiare, probabilmente ha dato fuoco alla «palla» incendiaria e poi l’ha lanciata in quel tratto di piazza sul quale si affacciano, oltre al kebab, altri esercizi, la scuola e uno degli ingressi della chiesa. L’ordigno, molto rudimentale e, stando a quanto accertato dagli investigatori, con tutta probabilità di fabbricazione casalinga, altro non era che tessuto appallottolato e poi imbevuto di benzina. Nessun materiale esplodente, cioè polvere pirica, quella comunemente utilizzata anche per i petardi, solo benzina - o comunque un liquido infiammabile - e stracci. Infatti non c’è stata nessuna esplosione ma solo una fiammata che ha leggermente bruciacchiato il cliente all’esterno. Una «semplicità» avvalora la tesi più accreditata: ovvero che si sia trattato semplicemente di un gesto dimostrativo e non è escluso che fosse diretto allo store della squadra di calcio più che al kebab.

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