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Ostello, per salvarlo il Comune si muoverà con il vescovo Zenti

Il direttore dell’ostello, Fiorenzo Scarsini, in commissione MARCHIORI
Il direttore dell’ostello, Fiorenzo Scarsini, in commissione MARCHIORI
Il direttore dell’ostello, Fiorenzo Scarsini, in commissione MARCHIORI
Il direttore dell’ostello, Fiorenzo Scarsini, in commissione MARCHIORI

Laura Perina All’ostello della gioventù di villa Francescatti non si è ancora consumato il canto del cigno, sebbene manchi una manciata di giorni al trasloco da San Giovanni in Valle verso una nuova sede che non è ancora stata individuata. Un ultimo baluardo di resistenza arriva dall'Amministrazione comunale. L’assessore al Patrimonio Edi Maria Neri ha infatti anticipato di avere in programma un incontro col vescovo Giuseppe Zenti «prima di Natale», e insieme alla collega con delega al Turismo e Politiche giovanili Francesca Briani, dice «ce la metteremo tutta per convincere Sua Eccellenza a cambiare idea» sul trasferimento dell’ostello per fare spazio alla Caritas, che stando a quanto detto da gennaio trasformerà la villa in un rifugio per senzatetto. La dimora ai piedi del colle San Pietro è di proprietà della Diocesi ma è gestita dall’ente che nel 1975 vi fondò l’ostello, il Centro di cooperazione giovanile internazionale, attraverso un comodato d’uso che scade il 31 dicembre. L’annuncio è arrivato ieri durante i lavori della commissione dei capigruppo in Consiglio comunale convocata e presieduta da Ciro Maschio (Fratelli d'Italia), alla quale hanno partecipato il direttore dell’ostello Fiorenzo Scarsini insieme ad alcuni membri del consiglio di amministrazione, al comitato dei residenti di San Giovanni in Valle e ai cittadini promotori di una petizione che in un pugno di settimane ha superato quota 1.300 sottoscrizioni contro la chiusura dell’ostello. All’ordine del giorno, il futuro della struttura d’ospitalità. Già a settembre il Consiglio comunale aveva mostrato una certa apprensione approvando all’unanimità una mozione presentata da Michele Bertucco (Verona e Sinistra in Comune), nella quale si proponeva un confronto con la Curia per individuare soluzioni per salvare l'ostello. Un’intenzione confermata anche ieri dalla quasi totalità dei capigruppo e da Maschio – «impegniamoci a far rimanere l'ostello dov'è, senza pensare al piano B» ha detto – insieme alla promessa di organizzare al più presto un incontro col sindaco Federico Sboarina per consegnare le firme raccolte dai cittadini. «Ci stiamo dando da fare» ha ribadito Neri. «Personalmente» ha poi ricordato «sentii parlare per la prima volta dell’ostello nel 1988, mentre mi trovavo in Perù, da un medico torinese che vi soggiornava sempre quando partecipava ai convegni a Verona. L’Amministrazione c'è, è interessata alla questione» ha assicurato, sottolineando che «nella peggiore delle ipotesi, il Comune si impegna a reperire un immobile adeguato alle esigenze del Centro di cooperazione» il quale, peraltro, ha a libro paga 25 persone. Sul tavolo c’è pure la questione della nuova destinazione della villa. «Con l’insediamento della Caritas gli abitanti del quartiere sono preoccupati per l’ordine pubblico e per la possibile svalutazione dei loro immobili» ha tuonato Luisa Sartori (Lista Tosi), referente della commissione sicurezza del parlamentino della Prima circoscrizione. Mentre secondo il presidente del comitato dei residenti, Andrea Campolongo, «sono sotto gli occhi di tutti i risultati di quando si inserisce gente bisognosa in strutture inadeguate», per poi aggiungere che «con la Curia c’è in animo di allargare a San Giovanni in Valle il progetto della Verona Minor Hierusalem, un’offerta turistica e culturale incompatibile con la presenza dell’ente caritativo». In attesa di sviluppi all’ostello è iniziato lo sgombero di parte degli arredi, stipati in un magazzino in Valpantena in attesa di individuare una nuova collocazione. Ma continuano ad arrivare prenotazioni, «1.422 per un totale di 4.107 pernottamenti ai quali si è dovuto dire di no. Sono richieste a cui Verona, oggi, non può rispondere» ha considerato Scarsini. «Segno», ha aggiunto, «che il problema della chiusura dell’ostello non è solo nostro. Ricostruiamo altrove questo luogo ideale e i suoi valori educativi, culturali e assistenziali. Malgrado le delusioni, noi del Centro di cooperazione siamo ancora disponibili a offrire la nostra opera». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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