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ACCOGLIENZA

Ostello della gioventù, la casa dei migranti

Scarsini: «Non possiamo ricacciare nel mare i disperati, la nostra missione è coltivare la solidarietà. Il futuro? Fino al 2017 ci saremo»
L'intervento di Fiorenzo Scarsini, al suo fianco Giovanni Padovani e Rita Pasquali FOTO MARCHIORI
L'intervento di Fiorenzo Scarsini, al suo fianco Giovanni Padovani e Rita Pasquali FOTO MARCHIORI
L'intervento di Fiorenzo Scarsini, al suo fianco Giovanni Padovani e Rita Pasquali FOTO MARCHIORI
L'intervento di Fiorenzo Scarsini, al suo fianco Giovanni Padovani e Rita Pasquali FOTO MARCHIORI

Sono stati 544.000 in trent'anni gli ospiti dell'Ostello della Gioventù Villa Francescatti a San Giovanni in Valle. Oltre mezzo milione di persone d'ogni età, provenienti da tutto il mondo. In questi giorni soggiornano nella struttura principale una trentina di turisti, oltre a 62 profughi africani e asiatici accolti nella foresteria.
C'erano anche alcuni di loro ieri sera alla presentazione del libro «I 30 anni dell'Ostello Villa Francescatti di Verona», silenziosi testimoni dalla pelle scura per ricordarci che i migrantes non sono solo quelli che vediamo in televisione, ammucchiati sui barconi alla deriva nel Mediterraneo o stipati nei centri di prima accoglienza di Lampedusa e sulle coste siciliane, ma anche qui, in città, a due passi dal centro di Verona. La scelta del giorno non è casuale. Proprio ieri ricorreva infatti la «Giornata mondiale del migrante», gonfia di significati, spesso contraddittori, in un momento difficile per tutti. Il messaggio lanciato da Fiorenzo Scarsini, anima dell'Ostello, è stato forte e chiaro: «Anche se siamo spaventati dai nostri problemi, dalla disoccupazione crescente, dall'incertezza nel futuro, non possiamo ricacciare nel mare i più disperati, ma sforzarci di assumere non solo i nostri dolori, ma anche quelli di coloro che ci stanno intorno, senza avere paura del diverso, ma coltivando l'accoglienza e la solidarietà».
Per anni è stata questa la missione di Villa Francescatti. Fra i primi a pensarci, insieme a Scarsini, il vescovo di allora Giuseppe Carraro, anno 1974. I restauri iniziarono tre anni dopo e coinvolsero 5.000 scout che, in cambio della loro fatica, chiesero solo un tetto e un pasto caldo. E tanta buona volontà dal «Centro di cooperazione giovanile internazionale», dalla Congregazione religiosa «Sacra Famiglia» e da altri istituti. Pur nel variare delle stagioni culturali e delle opportunità i volontari hanno sempre tenuto fede al loro impegno. Per trenta lunghi anni.
Impegno onorato ieri dalle belle parole di Giovanni Padovani che ha ricordato come «un'economia veronese attenta ai bisogni del territorio e una politica volta al bene comune e non alla prevaricazione personale abbia permesso all'Ostello di rispondere tanto all'accoglienza culturale quanto a quella di necessità».
E il futuro? Scarsini assicura che, fino al 31 dicembre 2017, Villa Francescatti continuerà regolarmente il suo esercizio. E a chi chiede di più, apre il libro e davanti a una sala gremita legge le parole di Dylan: «La risposta soffia nel vento». Poi con un velo di commozione aggiunge che «l'Ostello ha tracciato una strada, indicato un cammino di pace e fraternità»". Valori più che mai necessari in una realtà che ha visto sbarcare in Italia oltre 170mila migranti nel 2014. Di loro solo 66mila, cioè poco più di un terzo, sono rimasti nelle diverse strutture di prima e seconda accoglienza. Lo ha ricordato da Roma il direttore della fondazione Migrantes monsignor Giancarlo Perego, sottolineando che «non si può parlare di invasione e che, se non governata correttamente, la paura che ha portato alla nascita di partiti nazionalisti in Europa può diventare motore di involuzione sociale ed economica».

Danilo Castellarin

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