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IMMIGRAZIONE

«Ormai è ingestibile
Via i rifugiati
dall’ostello»

Stranieri davanti all’ostello Santa Chiara
Stranieri davanti all’ostello Santa Chiara
Stranieri davanti all’ostello Santa Chiara
Stranieri davanti all’ostello Santa Chiara

«La settimana prossima sottoporrò al consiglio di amministrazione del Centro di Cooperazione giovanile internazionale la proposta di non sottoscrivere la convenzione con la Prefettura, e quindi chiedere la liberazione immediata dei locali di Villa Francescatti e dell’ex convento di via Santa Chiara». L’annuncio arriva da Fiorenzo Scarsini, direttore dell'Ostello della gioventù, a Veronetta.

DA QUALCHE GIORNO, lo ricordiamo, Scarsini è sotto un fuoco incrociato di critiche per via delle modalità di gestione dei profughi in carico alla sua associazione. Novantadue in tutto, ospitati tra la foresteria di San Giovanni in Valle (di proprietà della Diocesi) e il monastero di via Santa Chiara (che appartiene al Comune di Verona).

In base agli accordi la gestione di Villa Francescatti cesserà alla fine di quest’anno, mentre quella del Santa Chiara proseguirà fino al 2024. Ma la possibilità di chiudere anzitempo, il professore l’aveva già messa in preventivo qualche giorno fa, esasperato dalle proteste dei migranti e ancora di più dalla messa in discussione del suo operato da parte delle istituzioni.

LE POLEMICHE erano iniziate a fine 2016 ed era stato proprio il sindaco Flavio Tosi, per primo, a puntare il dito contro il sistema adottato all’ostello. Il 3 gennaio, ma sembra fosse nell’aria già da un po’, è partita la protesta dei richiedenti asilo: prima in strada, a Veronetta, poi per vie più formali con una lettera di denuncia indirizzata al primo cittadino, infine con i disordini interni e lo sciopero della fame rientrato solo nelle ultime ore. Alcuni motivi di malanimo sarebbero il cibo scaduto, la carne di maiale servita anche agli ospiti di religione islamica, le stanze poco riscaldate, il rifiuto di comprare i farmaci ordinati dei medici e il regolamento troppo stringente che vieta di stare in camera dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 16.

«IN QUESTE CONDIZIONI è impossibile andare avanti» commenta Scarsini al termine di una settimana difficile, coronata da un’ispezione ordinata dal prefetto Salvatore Mulas. Ora spetterà al Cda – presieduto da Scarsini e composto da Giovanni Bosi, vicepresidente, Enrico Scognamillo, don Francesco Zorzi e de facto, ma non ancora ufficialmente, Pier Luigi Solari e Antonio Maiorano – valutare se ci sono le condizioni per proseguire con l’attività di accoglienza.

Però prima di decidere se rinnovare la convenzione, scaduta il 31 dicembre scorso, servono delle garanzie: «La Prefettura ci dica che abbiamo operato bene, in conformità agli accordi, e ci confermi la fiducia. La cosa che più ci ha addolorati è essere stati lasciati soli in questo frangente».

IL PROFESSORE torna anche sull’ipotesi, si direbbe ormai una certezza, che dietro a tutto questo ci sia «una regìa che non persegue l’interesse dei profughi ma la vendetta su Fiorenzo Scarsini». Un attacco alla persona, insomma. «Nella lettera, che per stesura e linguaggio non può essere stata scritta dai ragazzi che l’hanno firmata, vengo accusato di razzismo perché avrei invitato i profughi a cedere il passo “ai bianchi” sul marciapiede. Un’affermazione assurda. Nelle riunioni che faccio con i ragazzi per aiutarli a comprendere il contesto in cui si trovano, più volte ho raccomandato loro di crearsi delle condizioni di benevolenza. Siccome molta gente è contro di loro, ho consigliato di usare delle cortesie. Ad esempio spostarsi se camminano su un marciapiede stretto e si trovano davanti una persona anziana. Chi scrive dimostra l’abilità di estrarre una parte di un avvenimento e manipolarla».

IN DICHIARAZIONI precedenti si era parlato di un dipendente scontento che lavora ancora per l’associazione ma, ribadisce Scarsini, è stato isolato e «comunque non è possibile che sia solo questo. C’è una strategia, una mano che manovra e falsifica la verità. Ce l’hanno con me, è evidente. Ma chi?».

Laura Perina

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