«La sconfitta l’abbiamo subita al primo turno, punto. Certo, con mille voti in più ci saremmo raccontati un altro film». Alessio Albertini, segretario provinciale dimissionario del Partito democratico, commenta così il sarcasmo di chi dice che il partito è riuscito a perdere pure una seconda volta, con la sconfitta di Patrizia Bisinella.
Uno fra tutti, l’ex consigliere provinciale Lorenzo Dalai, membro dell’Esecutivo provinciale, molto attivo nel sostenere la senatrice «per fermare la Lega». Lapidaria la sua analisi post ballottaggio: «Abbiamo perso la partita di ritorno senza nemmeno uscire dagli spogliatoi». E alle critiche ai dirigenti per la gestione della campagna elettorale, si aggiungono ora quelle, altrettanto taglienti, sulla repentina decisione di Orietta Salemi di rinunciare al Consiglio comunale a favore di Stefano Vallani.
«C’era un documento», ricorda Albertini, «che al ballottaggio lasciava libertà di scelta e che, in un quadro di riferimento regionale e nazionale, faceva alcune considerazioni. Il risultato complessivo del centrodestra in tutta Italia, infatti, ci preoccupa».
Dal giorno dopo la doccia ghiacciata dell’11 giugno, quando la candidata Orietta Salemi venne superata, impresa che lo stesso Flavio Tosi ha definito «miracolosa», dalla compagna dell’ex sindaco, il Pd scaligero è in pieno psicodramma. E di questo scontro sulle responsabilità della sconfitta sono testimoni i frequentatori dei social.
«Chi ha ruoli istituzionali deve ricordare che parla a nome di una comunità politica. Al voto», esclama Albertini, «abbiamo partecipato, perché noi non scappiamo». Voti che però non sono bastati a fermare il «salviniano» Sboarina.
«Ho apprezzato Tosi poiché non ha forzato le sue valutazioni, ma sette, ottomila voti in più la Bisinella li ha comunque avuti». Il fatto è che Sboarina ha catalizzato tutti i voti dalle altre liste che volevano il cambiamento, il dopo-Tosi. Renzi, tuttavia, aveva dato indicazioni chiare. «L’elettorato è sempre più autonomo, soprattutto alle amministrative, dove si fanno valutazioni molto locali» taglia corto il segretario provinciale. E adesso? «Lavorerò perché il percorso avviato sia rafforzato, come Pd abbiamo mantenuto i nostri voti, oltre a quelli ottenuti dalla civica, nonostante che a sinistra abbiano fatto di tutto per farci perdere. Ora», continua, «sarebbe un errore buttare nel cestino un percorso di apertura alla città, per ampliare i consensi dobbiamo infatti puntare all’elettorato che guarda al centro e anche al centrodestra. Per questo», afferma, «auspico che in Consiglio si trovi una collaborazione con figure elette con Patrizia Bisinella, come Anna Leso e Alberto Bozza, per un’opposizione costruttiva e dura quando serve come dice bene Tommaso Ferrari... Sarebbe un errore fare le barricate insieme ai grillini».
Secondo Albertini, l’opposizione «dura» portata avanti negli ultimi cinque anni «non ha pagato, basti guardare quanti voti abbiamo preso a Borgo Roma».
Intanto, a 90 chilometri di distanza, il centrosinistra unito ha battuto il leghista Bitonci. «A Padova l’atteggiamento di Arturo Lorenzoni è stato ben diverso da quello tenuto dalla sinistra di Bertucco... Io il tentativo di unire tutto il centrosinistra l’avevo fatto personalmente». Ma la candidatura unitaria di Trevisi è stata affossata.
«La caccia al colpevole mi appassiona poco, probabilmente non c’erano le condizioni anche a causa di spinte diverse, dentro e fuori il Pd». E le sue dimissioni da segretario provinciale? «Non torno indietro, le formalizzerò in assemblea provinciale».