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Il colpo di Castelvecchio

Opere ritrovate
Marini: «A Kiev
missione compiuta»

Paola Marini, già direttrice del museo di Castelvecchio
Paola Marini, già direttrice del museo di Castelvecchio
Paola Marini, già direttrice del museo di Castelvecchio
Paola Marini, già direttrice del museo di Castelvecchio

Missione compiuta per Paola Marini, per 22 anni direttrice del museo di Castelvecchio e ora alla guida delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e per Ettore Napione, curatore delle collezioni d’arte scaligere. Nella serata di sabato i due, partiti alla volta di Kiev in veste di periti nominati dalla procura di Verona per verificare lo stato di conservazione dei 17 quadri rubati dal museo di Castelvecchio e ritrovati il 6 maggio nell’isola di Turunciuk, in Ucraina, al confine con la Moldavia, hanno fatto ritorno a Verona. Paola Marini ed Ettore Napione, dopo alcuni giorni di attesa, avevano potuto visionare i dipinti, custoditi nel palazzo presidenziale della capitale ucraina, nella mattinata di venerdì, insieme al presidente Petro Poroshenko.

«Il bilancio di questa trasferta a Kiev? Senz’altro positivo», afferma l’ex direttrice di Castelvecchio. «Sia gli inquirenti ucraini che il pm», aggiunge, «ci tenevano che questa missione si svolgesse il più rapidamente possibile e venerdì sera ho già consegnato una prima relazione». La clamorosa rapina era avvenuta la sera del 19 novembre, praticamente alla vigilia della partenza per Venezia della Marini. «Il controllo de visu ci ha tolto ogni dubbio sull’autenticità e sullo stato dei dipinti, per cui si è trattato di un passo molto importante. Vederli direttamente, di persona, poi, lo confesso, è stato, oltre che utile anche molto emozionante».

Quanto alle condizioni dei quadri, l’ex direttrice del museo di Castelvecchio ha parole rassicuranti: «Da una parte questa visita ci ha dato modo di constatare che ci sono stati alcuni danneggiamenti oggettivi, dall’altra che, fortunatamente, non si tratta poi di danni così gravi. Poteva andare decisamente molto peggio», aggiunge, «potevamo anche non ritrovarli più...».

Le 17 opere resteranno fino al 13 giugno, a Kiev, dal momento che il presidente Poroshenko, attraverso i canali diplomatici, ha chiesto e ottenuto dal sindaco Flavio Tosi di esporli per un paio di settimane nel museo nazionale delle arti Bohdan e Varvara Khanenko, una delle più importanti istituzioni culturali dell’Ucraina.

«L’obiettivo è fare rientrare i quadri nel modo più sollecito, ma i tempi», ricorda la storica dell’arte, «dipendono dagli accordi internazionali, tuttavia contiamo di poter farle rientrare a Verona a metà giugno, dopo una breve esposizione a Kiev. Il museo che ospiterà le opere di Castelvecchio, tra l’altro, è di grande prestigio. Esso ospita, tra le altre, opere di artisti di fine ’800, italiani e fiamminghi, ma anche collezioni molto interessanti di arte bizantina, sculture egiziane, romane e greche...».

Una volta rientrati in riva all’Adige i 17 dipinti saranno subito esposti nelle sale del museo da cui i malviventi li avevano staccati sei mesi fa. Presto, quindi, veronesi e turisti potranno tornare ad ammirare opere come la «Madonna della quaglia» di Pisanello, il «San Girolamo penitente» di Bellini, la «Sacra Famiglia con una santa» di Mantegna, il «Ritratto di giovane con disegno infantile» e il «Ritratto di giovane monaco benedettino» di Caroto, la «Madonna allattante», il «Trasporto dell’arca dell’alleanza», il «Banchetto di Baltassar», il «Sansone» e il «Giudizio di Salomone» di Jacopo Tintoretto, la «Dama delle licnidi» di Rubens e il «Porto di Mare» di Hans de Jode. Opere, al di là delle valutazioni in denaro, di inestimabile valore artistico.

«Sì, tengo a precisare», sottolinea l’ex direttrice, «che sono immediatamente esponibili perché, lo ripeto, i danni sono minimi... I restauri necessari saranno quindi eseguiti a Verona, in accordo con la Soprintendenza competente. Ricordo che le opere sono coperte da assicurazione e quindi, prima di procedere si dovrà fare una perizia».

Ma al suo ritorno in Italia, la Marini ha trovato le pesanti considerazioni del critico d’arte Philippe Daverio, che in Gran Guardia ha inaugurato la mostra «Gli anni della Pittura analitica». Per Daverio, il saccheggio di Castelvecchio «è stato il festival dei pasticcioni, con dilettanti su entrambi i fronti, quello di chi ha messo in atto il furto, ma anche di chi doveva garantire la sicurezza dei quadri. È grave», aveva rimarcato, «che non ci fosse un efficiente sistema di allarme, sicurezza e sorveglianza». Daverio aveva poi parlato di opere «sovrastimate».

Ma l’ex direttrice del museo di Castelvecchio non ci sta. «Prima», esclama, «ci avevano attaccati perché avremmo sottostimato, per un valore di 15 milioni di euro, le opere d’arte rubate, adesso ci accusano di averle sovrastimate. Che si mettano d’accordo». Daverio parla di festival dei pasticcioni... «Più che pasticcioni, intanto, io», gli risponde la responsabile delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, «i rapinatori li definirei criminali che forse si sono dimostrati poco professionisti. Quanto alle critiche sulle misure di sicurezza del museo», replica la Marini, «immagino che si riferisca all’istituto di sorveglianza, non certo al nostro sistema d’allarme: le registrazioni interne delle telecamere di videosorveglianza sono state preziosissime per le indagini... Forse Daverio non è bene informato, ma ci vorrebbe più equilibrio nel fare certe dichiarazioni».

Enrico Santi

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