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Emergenza umanitaria

Oltre 60 profughi
arrivano
nelle parrocchie

I locali della struttura della Zai  rinnovati
I locali della struttura della Zai rinnovati
I locali della struttura della Zai  rinnovati
I locali della struttura della Zai rinnovati

Dalle case d’accoglienza della Caritas alle parrocchie. I 65 profughi finora ospitati dall’organizzazione diocesana nelle proprie strutture si trasferiranno gradualmente, in gruppetti di tre-cinque, nelle comunità di fedeli che si renderanno disponibili, rispondendo all’invito di papa Francesco: «Ogni parrocchia accolga una famiglia». I posti che andranno così a liberarsi nelle case di prima accoglienza della Caritas potranno essere occupati da nuovi profughi, mettendo in moto un’ospitalità «dinamica» e un ricambio più veloce, com’è giusto che sia.

Bergoglio, con la sua fede nell’apertura incondizionata verso il prossimo, ha raccomandato: «Ogni parrocchia». Per ora, su oltre trecento, cominciano in cinque (non si rivela quali per proteggere la delicata fase dell’inserimento). Ma la Diocesi assicura che, in realtà, la risposta delle comunità parrocchiali è stata molto positiva: «Ci vuole qualche tempo per organizzarsi, trovare gli spazi adatti, e preparare i gruppi di volontari che dovranno tenere i contatti con i profughi e seguire il loro processo di integrazione».

Questo piano, destinato a svilupparsi nei prossimi mesi, è stato annunciato ieri, a margine della presentazione del restyling da 442mila euro che ha cambiato volto alla casa d’accoglienza-dormitorio della Caritas «Il Samaritano» in Zai. Sono intervenuti monsignor Giuliano Ceschi, direttore della Caritas; Michele Righetti, direttore del Samaritano; e don Alessandro Bonetti, vicario della pastorale. Ha partecipato anche Paolo Smizzer della Banca Popolare, la quale ha sostenuto economicamente l’intervento, come pure ha fatto la Fondazione San Zeno.

L’inaugurazione del «nuovo» Samaritano, venerdì, alle 13.30, in via dell’Artigianato 21, sarà preceduta dal convegno «Dove abiti? Una declinazione dell’housing first» al Centro servizi della Banca Popolare in viale delle Nazioni 4. Porteranno il loro saluto il vescovo Giuseppe Zenti e l’assessore al sociale Anna Leso.

«Questo è un momento di festa», ha esordito ieri monsignor Ceschi. «Il Samaritano, nato quasi dieci anni fa, ha compiuto tanti passi per essere un esempio di “Chiesa che accoglie”».

Forte dei suoi duecento volontari, la struttura diocesana accoglie soprattutto senzatetto, italiani e stranieri, 34 nel dormitorio e 27 nella vicina Locanda, offrendo un pasto caldo e un letto. Qui trova accoglienza, inoltre, una dozzina di persone dal passato travagliato e guai con la giustizia, che sta compiendo un cammino di redenzione. Altre otto ora potranno essere accolte nelle unità abitative – monolocali con angolo cottura e bagno – realizzate ex novo.

«I monolocali», ha chiarito Righetti, «non vengono assegnati in base al “merito” ma al bisogno. Ci sono persone che non riescono a stare in dormitorio con gli altri, perché il loro vissuto le porta ad avere grandi difficoltà nella socializzazione. Adesso queste persone, invece di rimanere in strada, hanno un’opportunità di recupero».

Per quanto riguarda i profughi, i 65 ospitati dalla Caritas si dividono tra le strutture di via Don Mazza, il Cum e quelli, una decina, già in trasferimento nelle parrocchie. «Il numero di questi ultimi», ha assicurato Righetti, «è destinato a salire sempre più nei prossimi mesi, quando le parrocchie ufficializzeranno la loro disponibilità all’accoglienza». Don Bonetti ha aggiunto: «I parroci hanno già fatto la proposta ai consigli pastorali e si stanno muovendo. Non basta, infatti, l’alloggio. La comunità dei fedeli deve essere d’accordo e preparata ad accogliere i nuovi fratelli, affinché non si creino tensioni e rivalità». Monsignor Ceschi ha chiuso con un appello: «Solo l’Ater dispone in città di 1.500 appartamenti vuoti perché non a norma. E quanti altri ce ne sono che non si riescono ad affittare? Se i proprietari ce li rendessero disponibili per i bisognosi, faremmo noi da garanti».

Lorenza Costantino

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