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VERONAMERCATO

«Non ci rappresentano» Lo scontro nel Palazzo

Contro Dalla Bernardina l'ira di Maccini via e-mail: «Era dalla parte della Perbellini». Il voto sullo statuto slitta di una settimana
Zanotto, Toffali, Dalla Bernardina e Saturnini FOTO MARCHIORI
Zanotto, Toffali, Dalla Bernardina e Saturnini FOTO MARCHIORI
Zanotto, Toffali, Dalla Bernardina e Saturnini FOTO MARCHIORI
Zanotto, Toffali, Dalla Bernardina e Saturnini FOTO MARCHIORI

Non sono bastate le dimissioni della presidente Erminia Perbellini a riportare serenità fra amministratori e operatori di Veronamercato. Ieri, davanti ai capigruppo del Consiglio comunale, sono intervenuti il vicepresidente Gianni Dalla Bernardina e Andrea Saturnini, succeduto a Giuseppe Giomaro, anch'egli dimissionario, alla presidenza di Fedagro, l'associazione dei grossisti. A Palazzo Barbieri, però, Dalla Bernardina e Saturnini devono fronteggiare il fuoco di sbarramento di Annunciato Maccini, membro del Consiglio di amministrazione di area Lega salviniana, ferocemente avversario della gestione Perbellini.
In un lunga mail inviata al presidente del Consiglio comunale Luca Zanotto, che ne dà lettura, Maccini si scaglia contro l'ex presidente, alla quale imputa l'origine di tutti i problemi di Veronamercato. Inoltre afferma che sia Dalla Bernardina - «È sempre andato d'accordo con la Perbellini» - che Saturnini non sono legittimati a parlare a nome della maggioranza del Cda che tornerà a riunirsi giovedì 12 marzo. E invita i consiglieri comunali a «non tener conto di quello che dicono». A tale presa di posizione replica Michele Bertucco del Pd: «Possiamo invitare chi vogliamo, ci interessa capire la situazione, dal momento che il Comune ha il 76 per cento delle quote». Concorda l'assessore alle partecipate Enrico Toffali: «Qualcuno parla a sproposito».
In discussione a Palazzo Barbieri ci sono le modifiche statutarie che introducono la possibilità per il Cda di nominare un direttore di mercato, figura diversa dal direttore generale. Prima di dimettersi la presidente Perbellini aveva sostenuto un durissimo braccio di ferro con il dg Paolo Merci.
Quella di ieri è stata quindi la prima uscita pubblica del vicepresidente Dalla Bernardina, espressione della Camera di commercio, dopo la clamorosa uscita di scena della Perbellini. «Ho sempre agito in base alle mie idee non su input politici e il mio compito è arrivare a breve al voto sul bilancio per arrivare all'assemblea dei soci di aprile per il rinnovo». E aggiunge: «Veronamercato va intesa come piattaforma logistica se si vuole un futuro di sviluppo, non più come galleria di vendita e lo sviluppo riguarda sia il commercio che il lato edilizio e infrastrutturale». Alla politica Dalla Bernardina chiede di «ragionare perché sono tante le cose da rivedere, anche il numero dei consiglieri nel Cda e anche gli emolumenti perché i tempi sono cambiati». Per il vicepresidente la nomina di un direttore di mercato è indispensabile.
Davanti ai rappresentanti politici Saturnini apre il suo cahier de doleance. «Per raccogliere tutte le problematiche servirebbero due trolley, noi aziende siamo l'anima del mercato, ma ci sentiamo dimenticati e poco tutelati dalla politica del Comune. Da 76 che eravamo», aggiunge, «siamo rimasti in 50 e altre tre chiuderanno presto e non dò la colpa alla crisi economica...». Il presidente Fedagro chiede un «cambiamento deciso perché serve un direttore vero». E spezza una lancia a favore dell'ex presidente: «Con lei c'era un rapporto positivo». Poi invoca maggiori misure di sicurezza: «In poco tempo abbiamo subito due furti malgrado le nove sbarre e gli addetti in servizio "h 24"... Serve videosorveglianza agli ingressi».
Per decidere sulle modifiche, già bocciate dal Cda, l'aula si riunirà la prossima settimana. Per Massimo Piubello, lista Tosi, «così il dg potrà occuparsi della parte immobiliare e logistica, oggi poco valorizzata». Vittorio Di Dio, tosiano, parla di «modifiche dettate dal buon senso». Gianni Benciolini, 5Stelle, annuncia voto contrario «perché si lascia troppa discrezionalità a un Cda politicizzato». Non voterà sì neppure il Pd. «Ma dopo il muro di silenzio, è una nuova partenza» afferma Bertucco.E.S.

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