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Le reazioni veronesi

«Non andare
subito al voto»
«Pronti al 2017»

Vincenzo D'Arienzo e Vittorio Di Dio
Vincenzo D'Arienzo e Vittorio Di Dio
Referendum: le ricadute su Verona

«Il SI ha numeri assoluti comunque superiori alle sole forze della maggioranza di Governo a testimonianza che molti milioni di italiani - anche se non in misura sufficiente - hanno sperato che fosse l’ora di cambiare la forma attuale dello Stato, superare il bicameralismo paritario e il rapporto difficile tra Stato e Regioni», sottolinea il deputato Pd Vincenzo D'Arienzo. «Posto che non c’è alternativa all’unità del PD, da cercare con convinzione, sono due gli ovvi scenari: tentare la riconciliazione nazionale per fare quelle cose che servono ancora all’Italia, Legge di Bilancio innanzitutto o urne anticipate. Ogni scelta, però, passa da Renzi che, ad occhio nudo, potrebbe apparire ridimensionato da questo voto, ma a ben vedere ha comunque convinto una quota di italiani che sarebbe un bacino potenziale per la vittoria alle elezioni politiche. Personalmente, non sono per il voto subito, perché responsabilmente occorre prima rafforzare il fronte istituzionale e moderato presente nel Paese, per quanto mi riguarda, nel campo ulivista. Solo così possiamo arginare il populismo e non consegnare l’Italia alle “scelte di pancia”. Anche il risultato veronese è chiaro e va considerato per l'anno prossimo, in particolare per la frattura che c'è stata nel fronte ulivista. Il nostro obiettivo minimo deve essere quello di ricomporla».

 

«Renzi si è suicidato schiantandosi a 200 allora contro il muro degli elettori che non vedevano l’ora di toglierselo dai piedi e dei suoi macroscopici errori», commenta invece Vittorio Di Dio, consigliere comunale Destra Sociale. «Per quanto riguarda invece la nostra città, noi per primi dobbiamo prendere atto del sentiment espresso con questo voto dai cittadini veronesi e immediatamente dobbiamo metterci a lavorare per determinare le condizioni di un veloce ricompattamento del centro destra. Basta con i veti incrociati, basta con le sterili polemiche e le inutili vendette personali, questa è l’ora di costruire un’aggregazione forte che attraverso un programma credibile e condiviso dai nostri elettori».

 

«L'amarezza è tanta e brucia forte. Abbiamo lavorato per il futuro ed il bene del nostro Paese, convinti davvero che riformare l'assetto istituzionale potesse aiutare l'Italia a rafforzare la propria democrazia, superando ataviche problematiche. Abbiamo perso, non siamo riusciti a convincere la maggioranza degli Italiani. Onore a chi ha vinto, ma come dice Renzi anche qualche onere. Almeno quella della proposta», sostiene il deputato Pd Diego Zardini. «La riflessione nel PD si impone, a caldo su che fare ora per il Paese, con metodo ed ordine su che fare nel e per il partito evitando rese dei conti interne, strumentali e certamente dannose, quindi serve una riflessione vera su cui mettere testa e cuore».

 

«Come accade per tutti i referendum, e tanto più per questo che riguardava la legge fondamentale della nostra comunità nazionale, attorno al sì e attorno al no si sono aggregate provenienze e idee diverse, anche agli antipodi e talvolta anche in chiave strumentale anti-Renzi. Ma ciò che va sottolineato con la più assoluta chiarezza, è che non c’é stato e non c’è nessun tipo di accordo politico, palese o auspicato o di sottobanco, tra i sostenitori del no appartenenti al centro-sinistra e quelli appartenenti al centro-destra», assicura Michele Bertucco, ex capogruppo Pd in Consiglio comunale. «Da questo dobbiamo dunque ripartire. A partire dalla nostra città, Verona, da oggi a mio parere dobbiamo tornare a concentrarci sulla possibilità di riprendere un percorso di centrosinistra. Questo significa deporre le armi, sgombrare il campo dalle troppe ambiguità introdotte negli ultimi mesi per logiche che nulla hanno a che fare col bene della città, e riprendere un vero e serio dialogo con quanti condividono una visione progressista del futuro, in grado di riportare Verona agli standard europei nei tanti settori in cui è rimasta indietro».

 

«Da uomo di centro-dx, complimenti a #Renzi x la dignità e la coerenza, merce rara in politica. Noi abbiamo perso l'occasione x cambiare», il tweet del sindaco di Verona Flavio Tosi dopo l'esito del referendum, che poi spiegherà di non temere conseguenze a livello amministrativo. Più tardi un secondo tweet: «Temiamo le conseguenze x l'economia, le ns. imprese. La maggioranza giustamente vince, ma non è detto abbia sempre ragione, Brexit docet...»

 

«Da stamattina non smetto di rispondere alle telefonate, ai messaggi dei tanti amici e sostenitori, conoscenti che dicono peccato per l'opportunità persa», scrive Alessia Rotta, parlamentare del Pd, «ma un secondo dopo dicono: siamo pronti a ripartire. Noi abbiamo noi, i nostri ideali, giusti, la nostra battaglia è stata buona e lo sarà. Noi abbiamo un grande patrimonio. Grazie grazie a tutti e un grande grazie al nostro condottiero che ieri ha mostrato una volta di più di che pasta è fatto. E noi siamo con lui. In piedi, domani di corsa già».

 

«Gli italiani sono tornati a votare ed è questa la grande vittoria di ieri». Commenta l’onorevole del Movimento 5 Stelle Mattia Fantinati: «Quando tocchi la Carta più importante, per stravolgerla con una riforma senza senso e scritta male, gli italiani la difendono, andando a votare in massa (non c’era un quorum ma abbiamo toccato quasi il 70% di affluenza), capendo che il Paese può benissimo ripartire anche con leggi ordinarie. Il Movimento, per mesi, ha girato l’Italia per informare i cittadini della deriva anti-democratica a cui potevamo andare in contro.

Di giorno in giorno, abbiamo trovato nelle piazze sempre più persone desiderose di informarsi; cittadini stanchi di assistere alla campagna referendaria di Renzi basata sulla vittoria personale, dimenticando invece i veri problemi di questo Paese. Il malumore e l’insoddisfazione degli italiani noi la abbiamo compresa da anni a differenza di tutti gli altri partiti che ci definivano solo populisti o demagoghi. Finiamola con queste parole che non ci rispecchiano per nulla perché siamo, a differenza loro, semplicemente in linea con la voglia di cambiamento espresso anche ieri dagli italiani. Dopo questa schiacciante vittoria, vogliamo che si vada al voto immediatamente, chiedendo pertanto che il Presidente della Repubblica Mattarella prenda atto di questo plebiscito e ci consenta di farlo al più presto». «Il castello di carte del Pd si sgretola alla prova del voto. Vince la democrazia e perdono Renzi, i poteri forti e la loro 'finta riforma'. Ora si parli finalmente di lavoro, terremotati, giovani, famiglie, politiche demografiche. E un eventuale cambiamento della Costituzione passi attraverso una Costituente».

 

Così l'europarlamentare e vicesegretario federale della Lega Nord Lorenzo Fontana: «E' chiaro che il risultato di questa sera dovrà avere degli effetti sul governo. Si apre una nuova stagione: ora ci sono le condizioni per il cambiamento, quello vero, e la Lega - forza identitaria - si candida a esserne capofila».

 

«L'esito del referendum è straordinario molto al di là della vittoria del NO, che personalmente ho auspicato», dice Michele Croce, candidato sindaco di Verona Pulita. «È stata l'occasione per portare alle urne, a Verona, ben il 76% degli aventi diritto: una percentuale altissima che ribadisce la vivacità della nostra città che sulla democrazia non accetta lezioni da nessuno e che si prepara a scegliere in massa chi la guiderà dalla prossima primavera: prevedo un impegno civico senza precedenti».

 

 

 

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