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Nodi filobus, l’opposizione alza il tiro

Valutare se il progetto del filobus è recuperabile o se esistono alternative per dotare la città di un sistema viabilistico che vada oltre le automobili. E soprattutto: come non perdere il finanziamento statale che coprirebbe il 60 per cento dell’opera, che costerebbe 140 milioni. È quanto dice Michele Bertucco, capogruppo di Verona e Sinistra in Comune in Consiglio comunale, commentando i numerosi nodi su tracciato, deposito alla Genovesa, stato di avanzamento dell’iter, costi, sollevati (L’Arena di ieri) dall’assessore al traffico e alle infrastrutture Luca Zanotto, della Lega.

«Restiamo stupefatti del disorientamento (scoramento?) che Zanotto mostra sul filobus: non basterebbe chiedere consiglio a Enrico Corsi, della Lega, che l’opera aveva inaugurato il 31 gennaio 2015 annunciando trionfante “l’avvio dei lavori finalmente dopo tanti anni secondo una tempistica certa”? Zanotto», spiega Bertucco, «non era parte di quella stessa maggioranza che quando noi ponevamo le questioni del sottopasso di via Città di Nimes, di quello di Via San Paolo, dei parcheggi scambiatori che mancano, dei nodi irrisolti di via Mameli e di via Pisano, dei costi destinati a lievitare, della necessità della deroga per mezzi da 24 metri, delle scelte viabilistiche che mancavano allora e che mancano tuttora, venivamo regolarmente tacciati di essere disfattisti, pessimisti, gufi, Cassandre della città?».

Anche dal Pd, con la consigliera Elisa La Paglia, arriva l’altolà alla nuova amministrazione. «Così come è stato pensato, o per meglio dire trascurato, il progetto del filobus, non solo porta all’eliminazione di tanti stalli auto su via Mameli per effetto della riduzione a due delle corsie disponibili alle auto ma, in assenza di riordino complessivo della mobilità pubblica, il nuovo mezzo è destinato a creare pure una insensata cesoia tra i quartieri a nord di via Mameli, Quinzano e Avesa, e tutto ciò che si trova a Sud della stessa». Dal momento che il mezzo correrà sulle corsie centrali e in percorso protetto, puntualizza La Paglia, «sarà praticamente inibita la svolta a sinistra delle auto che proverranno da Parona e Saval per raggiungere i servizi. Allo stesso modo la zona residenziale verso il fiume sarà praticamente inaccessibile a chi proverrà dall’ospedale». Quindi, «è il momento delle scelte: lo studio del traffico; avviare il piano del traffico urbano partecipato; proporre al Cipe la modifica di alcuni percorsi del filobus e della sicurezza necessaria a un mezzo da 24 metri; lavorare al prolungamento del filobus verso Borgo Milano verso Parona, San Giovanni Lupatoto, San Martino e alla sua integrazione con una metropolitana di superficie che sfrutti le stazioni ferroviarie dismesse».E.G.

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