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L’INDAGINE SUI RIFIUTI ABUSIVI. Parla il primo cittadino di Ronco

«Nell’impianto
non ho visto nulla
di sospetto»

Gli agenti della Polstrada durante l’operazione in diverse aziende
Gli agenti della Polstrada durante l’operazione in diverse aziende
Gli agenti della Polstrada durante l’operazione in diverse aziende
Gli agenti della Polstrada durante l’operazione in diverse aziende

Il comune di Ronco all’Adige è quello che appare più frequentemente nelle indagini su discariche abusive e rifiuti nel nostro territorio. La prima risale al 2014, venne effettuata da Stradale squadra Mobile, ve ne fu poi un’altra nel 2015, in questi casi si trattava di ex cave riempite di non si sa quale tipo di rifiuti. Adesso la scoperta di queste altre due discariche non autorizzate. Dal maggio 2012, sindaco di Ronco, è Moreno Boninsegna, architetto. Ed è lui che da libero professionista ha progettato uno degli impianti sotto sequestro, in un’azienda che si è trasferita a Ronco la scorsa estate impiantando tutto in questo comune.

«Sa più cose la stampa di me», esordisce il sindaco, «e quello che ho letto io francamente non l’ho visto quando sono stato chiamato che c’erano i controlli in atto». Il sindaco spiega che qualche giorno fa la Stradale è stata anche in municipio e ha prelevato dall’ufficio tecnico alcuni faldoni relativi alle pratiche delle aziende in oggetto.

«Sono stato avvertito dai miei vigili che la polizia era in una ditta e sono andato sul posto. Io ho visto soltanto due container dove dentro c’erano dei residui ferrosi. I container non avevano i codici, altro non ho visto, nè posso dire se ci fosse. Ho visto soltanto del ferro vecchio».

A domanda sui suoi rapporti con la ditta, Bonisegna replica: «Sono un libero professionista. I titolari sono miei clienti e mi avevano incaricato per la progettazione dell’impianto che è stato realizzato a norma. Io stesso ho concesso l’agibilità». E alla considerazione che poteva esserci un conflitto di interessi, il sindaco non ha dubbi: «Io sono un libero professionista. Ho realizzato il progetto dell’impianto. Poi spetta alla Provincia concedere le autorizzazioni, non a me, quindi il conflitto viene meno».

E quell’autorizzazione dalla Provincia non sarebbe arrivata. Il sindaco, durante il sequestro della Stradale non ha visto nemmeno i sacchi con i rifiuti derivanti da esumazione ed estumulazione.

L’area è su un lotto di circa 9 mila metri quadrati di superficie, sul quale sono stati realizzati un capannone industriale di grandi dimensioni ed una palazzina uffici di due piani, operante come impianto di gestione rifiuti pericolosi e non pericolosi, principalmente di natura metallica (circa 3000 metri cubi), priva di collaudo, agibilità e di autorizzazione ambientale, recita la Stradale, sottolineando che l’agibilità a quel posto è stata revocata tre giorni fa dagli uffici tecnici del Comune. È stata poi sequestrata un’area di circa 4 mila metri quadrati di superficie adibita a deposito rifiuti di varia natura (circa mille metri cubi), pericolosi e non pericolosi, tra cui rifiuti di natura cimiteriale derivanti dalle operazioni di esumazione ed estumulazione delle salme, gestita dall’azienda senza aver ottenuto alcuna autorizzazione.

Sempre a Ronco, è stato sequestrato il capannone con annesso portico per complessivi 4800 metri quadrati di superficie, adibito a deposito e gestione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi e di tutti i macchinari industriali utilizzati per la vagliatura, riduzione volumetrica e cernita dei rifiuti. Un capannone di circa 1500 metri quadrati di superficie con annesso piazzale di circa 2 mila metri quadrati, adibito a deposito di rifiuti, in buona parte contaminato da fibre di cemento/amianto. Un’area sterrata di circa 10 mila metri quadrati adibita a deposito di rifiuti;3.500 metri cubi di rifiuti di natura metallica e Rae, in buona parte pericolosi, corrispondenti a circa 5 mila tonnellate di peso; altre 2 mila tonnellate principalmente in metalli preziosi quali rame, ottone, bronzo, nichel ed altro, derivanti dall’illecita attività di gestione rifiuti posta in essere dall’azienda.

Alessandra Vaccari

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