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IL CASO. Il documento firmato da un gruppo di tosiani approda in aula, ma nella seduta viene a mancare il numero legale

Mozione sulle case
chiuse. Consiglio
diviso: salta il voto

In Consiglio comunale dibattito per riaprire o meno le case chiuse
In Consiglio comunale dibattito per riaprire o meno le case chiuse
In Consiglio comunale dibattito per riaprire o meno le case chiuse
In Consiglio comunale dibattito per riaprire o meno le case chiuse

Abrogare la legge Merlin e istituire le case di appuntamento. Erano i capisaldi della mozione proposta da un drappello di tosiani in Consiglio comunale capeggiato da Giorgio Pasetto, di area radical-liberale. Ma, alla fine, in aula sono rimasti soltanto in 17 e quindi tutti a casa senza votare.

Tanto rumore per nulla è il caso di dire quindi. Sulla mozione da inviare al governo di Matteo Renzi le stesse truppe tosiane si erano divise. Contro si sono infatti dichiarati sia Vittorio Di Dio che Rosario Russo, mentre Antonia Pavesi aveva annunciato di volersi astenere. Contrario pure l’ex tosiano e ora di area salviniana, Alberto Zelger. È stato lui, poco dopo le 21, a chiedere di controllare se in aula c’era il numero legale. E dopo l’uscita dall’aula sua e di tutti i consiglieri del Pd, tranne il capogruppo Michele Bertucco, al presidente Luca Zanotto non è rimasto che chiudere anzitempo la seduta. Rammarico per il nulla di fatto è stato espresso dai firmatari del documento, sottoscritto, oltre che da Pasetto, era stato sottoscritto da Katia Forte, Barbara Tosi, Cristiano Maccagnani, Ansel Davoli, Marco Bacchini, Donatella Bovo e Riccardo Battistoni.

«La proposta», afferma Pasetto, «si sostiene su ragioni sanitarie ed economiche poiché la legalizzazione porterebbe alla luce del sole un giro d’affari per cinque miliardi di euro, ma anche di decoro e sicurezza... Fare come gli struzzi non serve a nulla» e il capogruppo della lista Tosi Massimo Piubello ha sottolineato che la mozione «vuole aprire un dibattito».

Sul fronte del no Bertucco ha parlato di «banalizzazione del problema» e Zelger ha messo l’accento sullo sfruttamento delle donne costrette a vendere il proprio corpo. Per Di Dio lo Stato «non deve lucrare sul mercimonio». Ma non sono mancate le sorprese. A favore della mozione si è infatti detto anche il cinquestelle Riccardo Saurini: «Dev’esserci la possibilità di esercitare la prostituzione anche nella legalità».E.S.

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