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«Movida molesta, svolta
D’ora in poi giustizia dura
anche con i Comuni»

Tommaso Dalla Massara
Tommaso Dalla Massara
Tommaso Dalla Massara
Tommaso Dalla Massara

«Una svolta epocale». La sentenza di Brescia che ha sostanzialmente dato ragione ai residenti condannando il Comune a pagare i danni causati dalla movida molesta del centro città, è destinata a fare storia. E rappresenta un precedente che, con altri, mostra un orientamento nuovo della Cassazione in materia di bar fracassoni e diritto dei residenti al riposo.

A spiegare i risvolti giuridici della vicenda e, più in generale, il nuovo orientamento della giurisprudenza sul tema è Tommaso Dalla Massara, professore ordinario del dipartimento Scienze giuridiche dell’ateneo veronese che ha affrontato la questione pochi giorni fa, al convegno annuale dell’Ordine dei geometri, quest’anno dal titolo “Manteniamo le distanze”.

La sentenza di Brescia è solo un tassello della questione. «È la conseguenza di una svolta iniziata tra gennaio e febbraio e che ha visto le Sezioni unite della Corte di Cassazione confermare la condanna di un Comune sardo per danni conseguenti l’omissione di controllo su decibel di troppo e disturbo notturno di alcuni locali», premette Dalla Massara. «Inizialmente, abbiamo assistito a una maggiore attenzione al tema dei rumori notturni, anche in campo penale, con i gestori tenuti ad assicurare il controllo sui decibel anche fuori dai propri locali: direttamente responsabili. Poi l’orientamento della Cassazione che ha spostato l’asse del contenzioso residente-esercente chiamando in causa anche il Comune».

I residenti, la cui impressione negli anni è stata quella di lottare contro i mulini a vento e contro forze decisamente più forti del singolo, si trovano dunque ad abbandonare armi spuntate e ad impugnarne di nuove e ben più potenti? «In un certo senso è così. C’è da aspettarsi, ora, che i giudici si allineino a questo nuovo filone di orientamento non vincolante ma stringente. Ritengo il cambiamento epocale a fronte del quale i Comune dovranno correre ai ripari per evitare di rispondere a “botte” di 50mila euro alla volta».

Si aspetta un boom di cause analoghe nei prossimi mesi? «Non è interesse di nessuno iniziare una sorta di caccia alle streghe. Meglio da parte di pubblico e associazioni di categoria giocare d’anticipo con operazioni preventive e dissuasive. Certo, sgarrare non sarà più permesso», aggiunge Dalla Massara.I.N.

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