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Diretti a Cracovia e finiti nella zona della sparatoria

Monaco, rientrano
oggi in città i 350
ragazzi veronesi

Il gruppo prima della partenza da Verona
Il gruppo prima della partenza da Verona
Il racconto da Monaco di don Moreno

Hanno passato la notte in una struttura sicura i 350 diciassetteni veronesi che erano diretti a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù e che, durante la tappa intermedia a Monaco, sono rimasti asserragliati nei bar e in alcune case private della città bavarese. L'indicazione che era arrivata ieri sera dal "Centro pastorale adolescenti e giovani" era quella di riportare tutti a casa, ma molti di loro avrebbero voluto proseguire. Intorno alle 11 la decisione definitiva: si torna tutti a casa. Oggi  a mezzogiorno la partenza. Da lunedì per chi lo vorrà la diocesi proporrà un campo scuola a Campofontana. 

BLOCCATI IN MEZZO ALLA SPARATORIA

Karlsplatz Stachus, il cuore di Monaco. È ormai sera: tredici ragazzi veronesi sono asserragliati da due ore al secondo piano di un McDonalds, fuori la polizia con le armi spianate e l’ordine di non uscire e non affacciarsi alle finestre. Marienstrasse, un chilometro e mezzo più ad est: panico e agenti ovunque. Un altro gruppetto di veronesi corre in cerca di un riparo, lo trovano in una casa privata di una coppia di bavaresi che li fa entrare: sono in nove. A Monaco c’erano 350 diciassettenni veronesi, ragazzi del ’99 di tutta la provincia diretti alla giornata mondiale della gioventù di Cracovia, in Polonia, assieme ad animatori, preti e suore. Erano partiti con sette pullman di prima mattina dal parcheggio del palazzetto dello sport: la prima tappa era una parrocchia a venti chilometri da Monaco, dove avrebbero dovuto dormire. Ma quando la città è piombata nel caos, molti di loro stavano passeggiando per il centro.

I RACCONTI IN DIRETTA. Sono le nove di sera, Angela è a Karlsplatz e racconta: «Stavamo mangiando in un McDonald’s in centro, uno di quelli su due piani. Ad un certo punto la gente ha cominciato a urlare e ci hanno fatto tutti accovacciare al secondo piano. Qualcuno piangeva, ci sono state scene di panico. Ci hanno detto di non uscire e di non affacciarci. Fuori ci sono decine e decine di poliziotti, sopra le nostre teste continua a passare un elicottero». Dalle finestre si scorgono gli agenti appostati dietro i punti ciechi della piazza, cuore della città bavarese. Le strade sono deserte, per tutti l’ordine è di non muoversi e non uscire. Gloria insieme ad altri amici è stata accolta da una coppia di tedeschi in Marienstrasse: «In strada era scoppiato il panico. Tutti correvano e cercavano di mettersi al riparo. Queste persone che ci hanno aperto la porta di casa loro e ci stanno facendo rimanere qui».

«I RAGAZZI STANNO BENE». Da Verona il Centro pastorale adolescenti e giovani rimane in contatto con i ragazzi e gli animatori, alcuni da Monaco riescono a telefonare ai genitori, mentre, con la mediazione del parlamentare veronese Vincenzo D’Arienzo, le persone asserragliate in centro città si mettono in contatto con l’unità di crisi della Farnesina. Il vescovo Giuseppe Zenti viene costantemente tenuto aggiornato sull’evolversi della situazione. Mentre arrivano le immagini e gli aggiornamenti sulla strage al centro commerciale, arriva una buona notizia per i genitori in ansia a Verona: i ragazzi stanno tutti bene e sono al sicuro. Verso le 22 viene dato il via libera dalla polizia per uscire. I ragazzi che non erano nelle case o nei locali, sono stati fatti rimanere sui pullman in luoghi sicuri. «Mio nipote e altri 15 ragazzi di Porto di Legnago accompagnati da don Moreno, sono su uno di quei pullman», spiega l’avvocato Cesare Placanica. «Erano già arrivati a Monaco, dovevano prepararsi per andare a dormire, ma a causa della situazione, per evitare rischi, sono stati fatti salire sui mezzi. Ho parlato con mio nipote e stanno tutti bene, anche mio figlio dovrebbe partire alla volta di Cracovia, ma mercoledì». 

Riccardo Verzé

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