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La novità

«Marijuana light»,
tutti in fila. «La farò
biologica e a km 0»

La novità
Paola Bisinella nel suo negozio
Paola Bisinella nel suo negozio
Paola Bisinella nel suo negozio
Paola Bisinella nel suo negozio

Partenza col botto per l’Health Hemp Farm di via San Zeno in oratorio, il primo negozio di Verona specializzato in fiori di cannabis sativa di cui domenica L’Arena aveva anticipato l’apertura.

Ieri mattina l’inaugurazione e poi, per l’intera giornata, un via vai continuo di clienti: a decine i giovani, la maggior parte fra i 20 e i 30 anni, ma anche qualche quarantenne e persino i «senior» con i capelli bianchi. 

 

La titolare Paola Bisinella, che ha 24 anni ed è un’ex dipendente della Melegatti, rimasta senza lavoro con la crisi dell’azienda, spiega che si tratta di merce che la legge definisce «da collezione», ovvero non è da combustione né da ingerire. Ma tanti la chiamano «la marijuana light», perché non sballa. Semmai, ha un effetto leggermente sedativo; per esempio, può far passare il mal di testa, o calmare i dolori articolari e quelli del ciclo mestruale. Tecnicamente, si tratta di una varietà di canapa con un contenuto di Thc (il tetraidrocannabinolo, cioè il principio psicoattivo) inferiore al limite di legge consentito dello 0,6 per cento, per cui la vendita, l’acquisto e persino la coltivazione sono del tutto legali.

È largamente usata nel mercato tessile, alimentare e bioedile, dove però il fiore è la parte della pianta che viene scartata. Ha invece un alto valore di cannabidiolo, ovvero quel principio alla base dei farmaci cannabinoidi che si possono comprare anche in farmacia con la ricetta medica, e in Veneto sono erogati dal Servizio sanitario nazionale. In ogni caso, come per gli alcolici, per acquistare la cannabis sativa bisogna essere maggiorenni. Al momento i fiori venduti a Verona sono importati dalla Svizzera e provengono da piante al cento per cento biologiche, coltivate senza l’utilizzo di additivi chimici e pesticidi.

Ma il progetto di Bisinella è avviare una coltivazione a «chilometro zero» in collaborazione con un’azienda agricola locale. «Per arrivare ad offrire un prodotto al cento per cento italiano», spiega. Delle 64 semenze di cannabis sativa autorizzate, ne sono già state selezionate sei e con la nuova stagione partirà la coltivazione. Rigorosamente biologica e con ogni fase della lavorazione realizzata a mano. 

L.PER.

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