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Scuola e immigrazione

Marco Polo, studenti
vincono il concorso
e volano in Sicilia

Scuola e immigrazione
Ilenia Casati, Alessia Bragantini, Alex Coatto, Messiah Abgohungbo con Pietro Grasso e la docente Coppi
Ilenia Casati, Alessia Bragantini, Alex Coatto, Messiah Abgohungbo con Pietro Grasso e la docente Coppi
Il video dei ragazzi del Marco Polo

Il Marco Polo esce dalle sue mura e arriva fino a Lampedusa, in mezzo al mar Mediterraneo, perché è lì che comincia l’Europa. Ed è lì che gli studenti possono imparare il vero significato della parola migrante e il vero senso dell’accoglienza. Lo sanno bene Alex Coatto, Alessia Bragantini, Messiah Abgohungbo e Ilenia Casati, quattro studenti della quarta D dell’istituto di via Moschini, appena rientrati dall’isola dove per quattro giorni hanno incontrato altri 200 studenti e rappresentato il Veneto grazie alla vittoria nel concorso nazionale «L’Europa inizia a Lampedusa», indetto dal ministero dell’Istruzione e co-finanziato dall’Unione Europea, che prevedeva la realizzazione di un’opera letteraria, multimediale o di arti visive frutto di un lavoro sulle tematiche dell’accoglienza e della solidarietà.

 

«Dopo aver preparato dei segnalibri con delle frasi incisive sull’integrazione, li abbiamo distribuiti per le strade di Verona», raccontano i «magnifici quattro», che per primi si sono fatti avanti in classe pensando di realizzare un video e dedicando alcuni pomeriggi al progetto. «Quindi abbiamo poi intervistato Joshua, giovane immigrato nigeriano che grazie ad un progetto di scuola inclusiva avviato nel nostro istituto, stava frequentando per alcune ore diverse materie in qualità di studente uditore. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia».

Ad emergere, nel video, è solo qualche riferimento al lungo viaggio che il 18enne rifugiato ha dovuto sobbarcarsi per arrivare in Italia e che, come racconta lui stesso, rifarebbe «ma stavolta, magari, in aereo». «Abbiamo invece voluto sottolineare con forza come la scuola possa diventare un luogo di accoglienza e di conoscenza sia per gli studenti che per i migranti», dicono i ragazzi.

Una data non casuale, quella del loro viaggio a Lampedusa. Perché il 3 ottobre è la Giornata della Memoria e dell'Accoglienza. «In questa data, nel 2013, hanno perso la vita 368 migranti in uno dei più tragici naufragi dall’inizio delle ondate migratorie dal Nord Africa», spiega Paola Coppi, docente di Religione e referente del progetto, in cui ha creduto da subito anche la dirigente scolastica, Rosalba Granuzzo.

«Da allora è stata istituita questa Giornata, per rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria».

Tanti i laboratori e i racconti che hanno lasciato nei ragazzi un segno indelebile: la storia straziante di un rifugiato afgano e del suo «viaggio da solo durato otto anni, in fuga dal conflitto, come minore non accompagnato, tra violenze di ogni genere», ricordano. «Ma diceva che se potesse tornerebbe indietro, perché nel suo Paese ha lasciato la madre».

E le testimonianze, tra le lacrime, dei sopravvissuti del 3 ottobre 2013, che oggi vivono sparsi tra Germania, Svezia e Norvegia, «mamme che hanno perso i loro figli, fratelli maggiori che hanno perso i fratellini», e di chi li ha salvati con i pescherecci.

«Ci avevano già colpito sentendole in tv, quando però quella storia ci sembrava così lontana», concludono i ragazzi che a Lampedusa hanno incontrato anche il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.

«Oggi non è più così: il fenomeno delle migrazioni ci interpella tutti e ci invita a riflettere e ad agire in prima persona, per trovare soluzioni politiche culturali ed economiche serie e coraggiose».

Elisa Pasetto

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