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alpinismo

Mamma e amici vanno in Tibet ricordando Andrea

Andrea Zambaldi in vetta dopo una scalata
Andrea Zambaldi in vetta dopo una scalata
Andrea Zambaldi

Mercoledì 24 settembre 2014. Andrea Zambaldi, 32 anni, giovane promessa dell'alpinismo veronese d'alta quota, perde la vita insieme a Sebastian Haag, compagno di cordata, durante l'ascensione allo Shisha Pangma, 8.027 metri, in Tibet. Salvo il terzo componente la spedizione, Benedikt Boehm. Una valanga spazza via i due scalatori, a pochi metri dalla vetta, in condizioni ambientali tali da rendere pressochè impossibile la ricerca e il recupero dei corpi. Martedì 25 aprile 2017: mamma Nadia, accompagnata da Lorenzo Caramazza, amico da sempre e compagno di avventure di Andrea con la "loro" associazione geografico-esplorativa "On The Rocks" e da Beatrice Bonfanti, presenza importante nella vita del giovane alpinista, partono per il Tibet. "Sarà un viaggio classico, seguendo l'itinerario dei monasteri, verso il campo base dell'Everest e poi verso quello "avanzato" dello Shisha Pangma".

 

Un ritorno verso la montagna, la "cresta al di sopra delle pianure erbose" in tibetano, che ha portato via ai familiari (a casa restano il papà Pier Alberto e la sorella Giulia) un affetto e a tanti alpinisti veronesi un'amicizia vera. "Sarà, lo speriamo, un modo per chiudere un cerchio, per fare i conti, ciascuno a proprio modo, con questo dolore", confida Lorenzo Caramazza. "Si è sempre detto che per chi ama la montagna non ci sia posto migliore dove riposare per sempre... ma non è cosa facile, per i familiari e per gli amici, accettare tutto questo. Ci proviamo con questo viaggio, in cui cercheremo le risposte nella parte più interna di noi". Andrea, Sebastian e Benedikt inseguivano un sogno: concatenare Sihisha Pangma e Cho Oyu, due Ottomila, con una doppia salita veloce e un trasferimento tra le due montagne realizzato in mountain bike, per 170 chilometri. L'inizxiativa era sponsorizzata dalla Dynafit, del gruppo Salewa, per cui il giovane veronese lavorava da tempo. Un primo tentativo era andato a vuoto nei giorni precedenti per le precarie condizioni di innevamento. La seconda "chanche", il 24 settembre, era anche l'ultima: il gruppo era salito regolare, seguito anche da una cordata di cui faceva parte un "fuoriclasse" dell'alpinismo mondiale, Ueli Steck.

 

A quota 7.900 la tragedia: la valanga che si stacca durante un "traverso" e trascina i due alpinisti per circa 600 metri. Nessun soccorso né recupero possibile. Un sentiero sul Baldo e una via di roccia portano oggi il nome di Andrea Zambaldi, testimoniano il ricordo della comunità alpinistica veronese. Ora Nadia, Lorenzo e Beatrice partono per cercare una risposta dentro di sé, al cospetto della montagna di ghiaccio sospesa sulle pianure che avrà per sempre cura di Andrea.

Paolo Mozzo

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