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«Ma nei casi di emergenza
non si può scegliere
bisogna intervenire»

Denise Signorelli
Denise Signorelli
Denise Signorelli
Denise Signorelli

«Non è possibile che un medico non intervenga, giustificando tale inattività con la propria scelta di fare obiezione di coscienza, quando c’è una situazione di pericolo in atto nel corso di una gravidanza».

A dire queste parole, che non sono un commento ad un avvenimento specifico ma appaiono ben più nette di ogni possibile interpretazione delle notizie relative ad un fatto di cui tutti in questi giorni parlano che sarebbe avvenuto a fine settembre all’ospedale Cannizzaro di Catania, è Denise Signorelli, il direttore sanitario dell’Ulss 20. A fronte della discussione in corso in questi giorni in merito alla morte di una donna incinta che sarebbe dovuta al non intervento di un medico abortista su uno dei due feti che essa portava in grembo, Signorelli spiega che le regole vigenti non lasciano dubbi di sorta. «L’emergenza supera ogni obiezione di coscienza», afferma il direttore sanitario.

Una dichiarazione che non lascia certo spazio ad ulteriori spiegazioni, anche se lei stessa specifica in maniera ancora più chiara quanto è previsto dalle norme.

«Intanto», afferma la dirigente, «bisogna partire dalla precisare che l’obiezione che possono proporre i medici è relativa solo all’interruzione volontaria di gravidanza, che è per sua natura una pratica che viene pianificata e si svolge in maniera predeterminata».

«Quello che invece ha a che fare con situazioni legate a problemi o circostanze non previste», rimarca, «ricade invece in una gestione ben diversa: quella, appunto, dell’emergenza». Insomma, nel caso in cui ci siano da prendere decisioni volte ad affrontare condizioni di potenziale pericolo, le questioni di coscienza non valgono.

«Anzi», sottolinea Signorelli, «anche nel caso estremo in cui chi si sottopone ad un aborto volontario dovesse subire delle complicazioni, cosa peraltro poco probabile, tutto il personale medico ed infermieristico è tenuto a prestare la propria assistenza, al di là di quella che può essere l’idea etica che ognuno porta con sé», conclude.LU.FI.

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