<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Luciano era cambiato,
qualcosa lo terrorizzava»

La trattoria Agnella a Valgatara con i sigilli posti dagli inquirenti
La trattoria Agnella a Valgatara con i sigilli posti dagli inquirenti
La trattoria Agnella a Valgatara con i sigilli posti dagli inquirenti
La trattoria Agnella a Valgatara con i sigilli posti dagli inquirenti

Qualcosa, nel comportamento di Luciano Castellani, il proprietario della trattoria Agnella ucciso nella sua abitazione di Valgatara, era cambiato. Nelle ultime settimane, il settantaduenne era diventato più timoroso. Più preoccupato. Osservava i clienti che entravano e uscivano dalla sua trattoria ed era sospettoso. C’erano delle «facce» che non gli piacevano. Così come non gli piaceva tornare a casa la sera: doveva solo salire le scale interne della trattoria, ma ora non lo faceva più a cuor leggero. Aveva paura.

A rivelarlo sono i clienti del suo locale, frequentatori assidui dell’Agnella, che giorno dopo giorno avevano imparato a conoscere Castellani, oltre quella corazza che lui era solito alzare nei confronti degli sconosciuti. «Nell’ultimo periodo non era più lo stesso Luciano», racconta Valentino Salzani, residente del paese. «Dopo la rapina di luglio, aveva cambiato atteggiamento: prima diceva sempre che era pronto a prendere il fucile, se qualcuno gli entrava in casa. Ora, non più».

Quell’episodio lo aveva colpito molto. Anche allora due rapinatori avevano cercato di intrufolarsi nella sua abitazione e lui si era opposto. «Mi hanno dato un pugno che neanche Monzon», diceva scherzando agli amici, riferendosi al pugile argentino. Da allora aveva fatto installare una nuova luce, puntata dritta sulla sua casa e aveva preso altre misure di sicurezza. «Quando la sera doveva andare a letto, non si sentiva tranquillo e chiedeva agli amici di fermarsi ancora un po’», raccolta un altro cliente. «Negli ultimi giorni era preoccupato anche per alcune “facce strane“ che giravano al locale: gente che andava a comprare le sigarette e che non gli piaceva».

Difficile dire se questo cambiamento fosse dovuto solo al tentativo di rapina subito o se ci fosse dell’altro. Qualcuno lo minacciava? Era successo qualcosa di insolito che poteva aver sollevato in lui queste preoccupazioni?

I carabinieri del Nucleo investigativo stanno indagando a 360 gradi per far luce su quanto avvenuto martedì note. Ieri pomeriggio è stato eseguito un nuovo sopralluogo nell’abitazione di Castellani, a cui ha partecipato anche il pubblico ministero Elisabetta Labate. L’ipotesi più accreditata, al momento, rimane quella della rapina finita male: il colpo non è andato come i malviventi avevano pianificato. Forse, hanno aspettato che il ristoratore salisse a casa per costringerlo ad aprire la cassaforte. Forse lui si è rifiutato e ha reagito e per questo gli hanno legato le mani con delle fascette da elettricista e l’hanno picchiato. Se quei colpi siano stati sufficienti a causarne la morte, potrà stabilirlo solo l’autopsia, che verrà eseguita oggi dal medico legale Federica Bortolotti.

Nel frattempo i carabinieri hanno acquisito le telecamere della zona, che potrebbero aver ripreso i delinquenti mentre scappavano (nei dintorni è stata ritrovata la scala con cui sarebbero saliti a casa della vittima), e stanno sentendo familiari e amici del settantaduenne, a caccia di elementi utili. Gli stessi amici che in questi giorni stanno lasciando fiori e bigliettini di condoglianze davanti alla trattoria. E una maglietta bianconera, da «La compagnia del mercoledì».M.TR.

Suggerimenti