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Le Fondazioni

Lirica in Arena
e Cariverona
Vertici decisivi

Lirica in Arena: al via il salvataggioLa stagione lirica in Arena sarà salvaguardata, ma la Fondazione ha bisogno di un nuovo assetto, più equilibrato
Lirica in Arena: al via il salvataggioLa stagione lirica in Arena sarà salvaguardata, ma la Fondazione ha bisogno di un nuovo assetto, più equilibrato
Lirica in Arena: al via il salvataggioLa stagione lirica in Arena sarà salvaguardata, ma la Fondazione ha bisogno di un nuovo assetto, più equilibrato
Lirica in Arena: al via il salvataggioLa stagione lirica in Arena sarà salvaguardata, ma la Fondazione ha bisogno di un nuovo assetto, più equilibrato

Settimana decisiva per le due Fondazioni cittadine, sia per quella lirica che per quella bancaria. Si annunciano giornate delicate nelle quali si terranno vertici decisivi per capire il futuro di entrambe le prestigiose istituzioni. Tra domani e mercoledì si dovrebbe chiarire la partita per la successione a Cariverona (vedi altro articolo) e mercoledì è previsto un nuovo vertice tra Fondazione Arena e sindacati per sbloccare definitivamente la trattativa e impostare la nuova fondazione lirica.

Per quanto riguarda la lirica, ci sono segnali contraddittori: sia di fiducia che di resistenza a oltranza. «Devono esserci schiarite», dice il vicepresidente del Consiglio di indirizzo, Massimo Ferro, «perché non ci sono molte alternative: il tavolo di confronto è stato aperto, l’avvocato Tartarotti lavora con rispetto della controparte e professionalità, ci vuole da parte di tutti una capacità di mediazione, perché dobbiamo creare una nuova fondazione che abbia equilibrio finanziario e gestionale, per mantenersi anche senza contributi straordinari e possa reggere nel medio lungo periodo».

MERCOLEDÌ le parti si ritroveranno di fronte: la Fondazione dovrà pagare l’integrativo che aveva disdettato mentre i sindacati dovranno liberare gli uffici della sede di via Roma e porre fine all’occupazione. Sul tavolo c’è il piano di risanamento secondo le linee guida che L’Arena aveva anticipato venerdì scorso 5 febbraio: riduzione dei posti di lavoro di dipendenti, con la previsione di ricollocarli nella società pubblica Ales-Arte Lavoro e Servizi spa, società del ministero per i Beni culturali, in modo che nessuno resti a casa. Debito da abbattere di 5 milioni tra tagli e risparmi sul personale (tre sugli esuberi di personale, più un milione e mezzo del nuovo contratto integrativo, più mezzo milione per il corpo di ballo stabile); eliminazione del corpo di ballo utilizzando formule di contratti temporanei o a chiamata. La Fondazione cercherà di snellirsi, riducendo il più possibile il personale fisso.

I LAVORATORI stabili della Fondazione Arena stabili sono 283; la legge Bray alla quale Verona ha aderito consente di taglio al massimo del 50 per cento del personale amministrativo-tecnico che verrà dichiarato in esubero. Ciò corrisponderebbe a un taglio massimo di 65 lavoratori, sui 283: si arriverebbe a poco più di 200, considerando anche i prepensionamenti e gli incentivi. Piano di risanamento che, come ha precisato ieri in una nota, la Fondazione Arena non ha ancora inviato al ministro Dario Franceschini, smentendo «categoricamente» alcune indiscrezioni. «Il Piano di risanamento per poter essere inviato al ministero, deve essere prima predisposto nelle sue azioni inderogabili e specificatamente per la parte legata agli interventi strutturali del costo del personale di cui all'articolo 11 comma 1 lettera c) f) e g) legge 112/2013 , deve essere oggetto di preventivo esame congiunto con le parti sindacali ed infine sottoposto a delibera del Consiglio di Indirizzo, cose queste che non sono ancora avvenute», dice la Fondazione Arena. Lo stesso Ferro ha precisato: «Intendiamo concordare il piano di risanamento con le varie controparti, a 360 gradi. Dopo che sarà stato trovato l’accordo sul personale e con gli istituti di credito si potrà inviare al ministro».

PRECISAZIONE accolta con favore dalla Cisl, che con il suo segretario generale Massimo Castellani «ribadisce la volontà di perseguire la strada del confronto per raggiungere il miglior risultato possibile a salvaguardia dei posti di lavoro, dei livelli retributivi e del rilancio della fondazione arena». La Cisl «auspica che da parte di tutti siano evitate tutte quelle azioni di disturbo e viceversa sia persegua congiuntamente percorsi costruttivi nel bene della fondazione e della città».

Ancora dura invece la posizione della Cgil, che con il segretario generale Michele Corso afferma: «Se è questo il preludio che dovrebbe introdurre l'opera di risanamento della Fondazione Arena, ho l’impressione che lo spartito con cui ha deciso di suonare l’avvcato Tartarotti sia stonato e manchi delle note appropriate».

CORSO SPIEGA: «Ancora una volta da parte dell’amministrazione politica c’è l’atteggiamento pilatesco di non assumersi alcuna responsabilità e di impostare il confronto tra le parti con una pregiudiziale inaccettabile: non si discute del piano industriale, ma soltanto di tagli e di costo del personale». Secondo la Cgil c’è il rischio che la Fondazione lirica venga ridotta a poca cosa e che il ruolo della Tartarotti diventi superfluo: «Se la strada sarà questa, un’ecatombe occupazionale e culturale, francamente si poteva evitare di ingaggiare l’avvocato Tartarotti, risparmiando l’onorario, per farle recitare (foglia di fico) la parte dei risolutore quando invece rappresenta l’epilogo delle mancate scelte e l'avvilente idea di portare il Teatro e il festival Areniano al livello di una sagra paesana». Fials_Cisal e Uil sono in attesa.

La parola ora spetta alle capacità di mediazione.

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