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Sotto accusa gli eredi del generale

Lesioni e stalking
La vedova contro
i figli di Spiazzi

Sotto accusa gli eredi del generale
Il funerale del generale Amos Spiazzi
Il funerale del generale Amos Spiazzi
Il funerale del generale Amos Spiazzi
Il funerale del generale Amos Spiazzi

Il generale Amos Spiazzi di Corte Regia morì nel novembre 2012 e la «persecuzione» attuata dai suoi tre figli, Eugenio, Giulio e Jader, nei confronti della moglie del generale, la donna con la quale, dopo essere rimasto vedovo, aveva condiviso trent’anni di vita, iniziò subito dopo. Abitano tutti nello stesso stabile, una villa alla Biondella, in appartamenti divisi e indipendenti che però insistono nella stessa proprietà e da allora per la vedova è iniziato il tormento. E i procedimenti che hanno tutti il medesimo oggetto, ovvero renderle la vita impossibile, sono più d’uno. Insulti, minacce, violenze fisiche e dispetti. A partire dal gennaio 2013.

 

La signora all’inizio personalmente e negli ultimi tempi assistita da un legale, ha segnalato e denunciato tutto ciò che con cadenza quotidiana ha dovuto subire tant’è che Eugenio, Giulio e Jader Spiazzi di Corte Regia il 16 gennaio 2018 sono a processo davanti al giudice Camilla Cognetti con l’accusa di stalking per i fatti accaduti nel 2013. Ieri invece solo Eugenio (difesa Davide Del Medico) è comparso davanti al gup Laura Donati con l’accusa di lesioni perchè, stando all’imputazione, il 15 maggio dello scorso anno, dopo averla aggredita verbalmente le ha chiuso la mano nella portiera dell’auto. Fratturandogliela. Lesioni l’accusa a suo carico, non si è avvalso di alcun rito alternativo ed è stato rinviato a giudizio. Il 20 ottobre davanti al giudice Claudio Prota è fissata l’udienza filtro.

 

Ieri in aula, a pochi metri dal suo «persecutore», c’era anche la signora, un’ottantenne minuta, molto elegante e di carattere, che assistita dall’avvocato Barbara Sorgato si è costituita parte civile. Una vicinanza difficile, impossibile da quattro anni, da quando il generale è mancato. La vedova vive in una porzione della villa, nelle stesse stanze in cui ha abitato con Amos Spiazzi per decenni. Ma subito dopo il decesso del padre sono iniziati i dispetti e le minacce.

 

«Stai attenta ad uscire perché ti taglio la gola», la frase che si è sentita ripetere con frequenza e a questo seguivano i danneggiamenti al suo impianto di irrigazione, le hanno gettato acqua addosso, le hanno manomesso il cancello si è trovata con calcinacci davanti alla porta. Una mattina si è svegliata e si è trovata croci in giardino. Una delle cattiverie recenti è stato cambiare le chiavi della cappella dove è sepolto il generale. E lei non può entrare a posare i fiori sulla tomba del marito, e se li lascia fuori dal cancello li trova spezzati. In un’occasione, sul paizzale di un locale davanti alla chiesa, Eugenio le ha fatto lo sgambetto ma fortunatamente la signora è riuscita a non perdere l’equilibrio. Non esce da sola, ha sempre qualcuno che l’accompagna e la va a prendere a casa. Perchè il clima in cui la costringono a vivere, blindata nel suo appartamento, le rende difficile qualsiasi forma di autonomia. Questi i fatte «datati» ma anche recentemente è stata depositata un’altra denuncia. Perchè l’incubo non conosce sosta.

F.M.

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