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Lente d’ingrandimento sul Tiberghien

Le ruspe hanno demolito l’ex lanificio Tiberghien tra Borgo Venezia e San Michele nell’estate del 2016. L’area va riqualificata
Le ruspe hanno demolito l’ex lanificio Tiberghien tra Borgo Venezia e San Michele nell’estate del 2016. L’area va riqualificata
Le ruspe hanno demolito l’ex lanificio Tiberghien tra Borgo Venezia e San Michele nell’estate del 2016. L’area va riqualificata
Le ruspe hanno demolito l’ex lanificio Tiberghien tra Borgo Venezia e San Michele nell’estate del 2016. L’area va riqualificata

Indagini a parte, sul comparto dell’ex Tiberghien l’amministrazione comunale tiene gli occhi aperti. O meglio, per dirla con l’assessore all’urbanistica Ilaria Segala, «sotto la lente d’ingrandimento» c’è la richiesta di costruire un grande centro commerciale. Il piano di riqualificazione è compreso in un’apposita «scheda norma» della variante 23. «Essa», spiega l’assessore Segala, «comprende varie strutture di vendita». Ora, su questo mega progetto si allungano le ombre di un’indagine per presunta concussione che coinvolgono l’ex vicesindaco Vito Giacino e la moglie Alessandra Lodi. Adottata dalla Giunta nella fase finale dell’amministrazione del sindaco Flavio Tosi, la variante è attualmente sotto esame. «Non essendoci stato un passaggio in Consiglio comunale, formalmente il piano urbanistico è ancora aperto, per cui sono consentite le modifiche», spiega l’assessore. Nell’area ex industriale, che ricade nella programmazione Paqe (Piano d’area Quadrante Europa), è possibile edificare fino al 75 per cento del volume pre-esistente. La superficie di vendita prevista è di oltre 4mila metri quadrati. La superficie totale dell’ambito è di 38.200 metri quadri di cui ne sono edificabili 28.444. Di questi: 15.300 metri cubi a commerciale, 2.570 a scopo abitativo e 9.500 per uffici e terziario. Inoltre alla voce «altro» (il Paqe prevede anche una parte ad alberghiero) risultano 970 metri quadrati. La scheda, se approvata definitivamente, consentirà l’a costruzione di edifici alti fino a sette piani. L’esame del piano Tiberghien riguarda anche l’impatto sul quartiere dal punto di vista della viabilità. A tale riguardo l’amministrazione comunale ha messo in cantiere una serie di interventi, per snellire il traffico, su corso Venezia. Con 28 voti favorevoli e tre contrari, il Consiglio comunale ha intanto approvato l’altra sera il parziale cambio di destinazione d’uso del complesso produttivo della ditta Vittoria srl di corso Venezia. Il permesso, in deroga al vigente Piano degli Interventi, porterà nelle casse comunali un contributo di sostenibilità di 415 mila euro, vincolato alla riqualificazione di corso Venezia e alla realizzazione di una rotonda in corrispondenza dell’incrocio tra via Quattro Stagioni, via Fiumicello e via Belviglieri. Il cambio di destinazione d’uso, che prevede la parziale riconversione di stabili produttivi attualmente non attivi, in parte a commerciale (da 1.902 a 2.559 metri quadri) ed in parte a direzionale (da 1.121 a 1.031 metri quadri), mediante ristrutturazione edilizia, non comporta alcun aumento della superficie coperta. Sul caso Tiberghien interviene il consigliere di Verona e Sinistra in Comune, Michele Bertucco. «La nuova accusa di concussione nei confronti dei coniugi Giacino», afferma l’esponente dell’opposizione, «conferma che siamo davanti non a un caso isolato ma a un sistema supportato da una fitta rete di complicità qualificate e non improvvisate: la programmazione urbanistica della nostra città è stata scientemente usata non per rispondere alle esigenze del territorio ma per arricchire tale rete nell’interesse di pochi». Bertucco invita poi l’attuale amministrazione a «non sottrarsi dalle sue responsabilità» e a «prendere atto che ciò che stiamo vedendo è soltanto la punta dell’iceberg». Secondo Bertucco «si deve bonificare l’intero settore, partendo dagli incarichi amministrativi e professionali passando per la revisione del Piano degli interventi e del Piano di assetto del territorio». Il capogruppo di Verona e Sinistra in Comune parla di «pesanti errori di valutazione e di calcolo che hanno viziato il Pat dall’origine». E conclude con un invito pressante «a riformarlo». • E.S.

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